Amor Ciclico

Mille Colori

Dalla stanza di Angela si vede il mare, e davanti al mare tutta Napoli che brilla di mille colori, come nelle migliori canzoni. E' bella Napoli, ed è ancora più bella quando la guardi dalla finestra della stanza di Angela.
Anche Angela è più bella quando la guardi nella sua stanza muoversi lenta davanti a quel panorama infinito, rimestando tra le sue cose con noncuranza e attenzione allo stesso tempo, leggera come la pulsione vitale che sale dalla città, solare come il sorriso che le circonda lo sguardo.
Quando si entra nella stanza di Angela, bisogna togliersi le scarpe, poi lei in genere ti serve una tisana, ed inizia a raccontarti una storia, come quelle che solo lei riesce a vivere in maniera così sincera e disordinata, e a raccontartele poi con l'ingenuità di una bambina golosa.
E' bella Angela, gli uomini si voltano sempre a guardare i suoi capelli neri, e cercarla con lo sguardo mentre lei attraversa i vicoli di Napoli: e lei, la metà delle volte, si innamora. E quando dico si innamora, intendo s'innamora veramente, da non dormire e non mangiare, per cui le storie da raccontare ad Angela non mancano mai.
Mi ricordo ancora oggi di quella volta che mi raccontò di Hernan: c'era il sole, e dalla finestra aperta entrava il profumo dei limoni della sua vicina e si vedevano le navi che lasciavano il porto. E Angela ha iniziato a parlarmi piano, in quel suo smodato accento napoletano che quando si appassiona sposta tutti gli accenti e le vocali: uno spettacolo.
"La prima volta che incontrai Hernan per poco non svengo: era bellissimo, biondo alto e con gli occhi azzurri, un corpo perfetto e una voce di quelle megasensuali che ti sconvolgono dentro.
Io, capirai, era l'ultima cosa che mi sarei aspettata: mi avevano semplicemente chiesto se ero in grado di dare delle lezioni di Latino a questo prete che doveva fare un esame al Vaticano per ottenere qualche specie di grado, e mi aspettavo qualche sudamericano incartapecorito."
Mi strizza l'occhio divertita e beve un sorso di tisana.
"Lui poi in effetti aveva un curriculum un po' atipico per un prete: anche se era abbastanza giovane, 35 massimo 40 anni, e si era fatto le pere fino a dieci anni prima: era anche sposato e divorziato, e papà di un bimbo, ma poi aveva avuto questa crisi mistica e si era fatto prete, e dall'Argentina era volato via a Roma, dove aveva fatto il seminario e brillantemente superato ogni prova, meno che questo stramaledetto Latino, che proprio non gli entrava in testa.
Per cui, anche se già officiava messe nella sua chiesa, di fatto gli mancava ancora qualche tipo di grado per essere prete a tutti gli effetti.
Insomma, iniziamo le nostre lezioni, e l'atmosfera era a dir poco bollente, solo stargli vicino a declinare rosa-rosae mi sembrava l'esperienza più sensuale del mondo, e lui chiaramente questa cosa la sentiva. Così diventiamo amici, ed iniziamo ad uscire anche dopo le lezioni: cinema perlopiù, una paio di volte a cena. E proprio una sera dopo il cinema ci infiliamo in un bar, e ci sediamo al bancone e iniziamo a parlare del film e a bere una birra dietro l'altra"
Una birra dietro l'altra, ripete infilandosi una sigaretta in bocca, e accendendosela lenta: sbuffa una bolla di fumo che attraversa tutta la stanza ed esce fuori dalla finestra.
"Una birra dietro l'altra- continua Angela- ma tante che alla fine siamo proprio ubriachi, e la discussione fluttua verso tutte le direzioni, e a volte rimaniamo in silenzio per lunghi minuti a studiare le bottiglie di San Miguel accumularsi sul bancone sotto i nostri occhi. Mi ricordo che nel bar c'era una confusione allucinante, e allora io prendo il coraggio di affrontare di petto l'argomento e, senza alzare la testa, inizio a dirgli che, insomma c'è qualcosa si, ma allo stesso tempo qualcosa mi blocca veramente, forse il fatto che lui è un prete, altrimenti io chissà da quanto tempo avrei provato a fare qualcosa. Mi era uscito tutto di un fiato - continuava Angela fissando Napoli dalla finestra - e glielo avevo detto senza mai distogliere lo sguardo dalla bottiglia che mi rigiravo tra le mani. Avevo paura di aver rovinato tutto, avevo paura della sua reazione, e non mi decidevo ad alzare lo sguardo per vedere la sua reazione"
Tisana, sigaretta, e la storia continua.
"Insomma, un po' curiosa e un po' paurosa alla fine mi decido a voltarmi verso di lui, e solo allora mi accorgo che stavo parlando con una ragazza in fila per ordinare il suo drink, che adesso mi guarda incredula e divertita. Figura di merda!"
Incredibile Angela, le sue storie sembrano davvero film, solo che io so che sono sempre vere.
"E allora?" chiedo ansioso per il mio finale.
"E allora alla fine avevo confessato tutto il mio amore ad una punk mezza scoppiata che da mezz'ora se ne stava accanto a me in attesa del suo cavolo di cocktail, mentre Hernan era voltato a parlare con dei ragazzi sudamericani che se ne stavano nel pub ed io ubriachissima mi ero assorta nelle mie torbide elucubrazioni mentali. Capito, Hernan non aveva ascoltato neanche una mezza parola del mio discorso, e io non sapevo se ridere o piangere, avevo fatto una faticaccia a confessargli il mio segreto. E quella stronza di punk che continuava a fissarmi divertita…"
Angela, così deliziosamente imbranata, così incredibilmente sincera.
"Insomma, come è andata a finire?"
"Niente, era destino: siamo usciti dal bar e siamo venuti qui, a casa mia, a scopare come ricci fino all'alba"
Confessò con un risolino la fine della storia, senza distogliere lo sguardo dalla finestra.
Li fuori, Napoli si tingeva di mille colori, e come d'incanto quei mille colori si stavano riflettendo nella stanza di Angela. Forse anche io mi stavo innamorando.

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