L'alieno
Rita Porretto
2443 battute

E' il mio primo giorno al laboratorio e sono già in ritardo, stamattina i miei occhi non ne volevano sapere di aprirsi. Supero i blocchi di sicurezza sfoggiando il mio tesserino nuovo di zecca, indosso il camice nero, quando entro nella sala il Primo Medico Maggiore sta già discutendo con i miei colleghi del nuovo soggetto; nell'ultimo trimestre ne sono arrivati tantissimi, vomitati da un Buco Nero ai limiti della Via Principale. Il primo strato estraneo è stato già sezionato e catalogato, è un materiale inorganico che questi soggetti indossano per viaggiare nello spazio, sono creature primitive, incapaci di sopravvivere senza elementari stratagemmi; di solito questo primo strato si presenta morbido con delle piccole eccezioni date da un involucro che ricopre l'unica testa e un supporto rigido sulla schiena.
Mi concentro sulle parole del Primo Medico, la nausea mi assale ma non posso cedere, quella creatura mi provoca un ribrezzo che non so controllare; il problema non sono gli occhi, solo due, o  la composizione interna ma la pelle esterna, liscia, verde e senza squame, mi ricorda i Dermoidi ai confini del Sistema.
Io e i miei colleghi passiamo gran parte della giornata a catalogare  i componenti interni del soggetto, li pesiamo e li riponiamo nei contenitori sterili, in un secondo momento effettueremo esperimenti per determinare le cause del decesso.
Finalmente arriva l'ora di chiusura, la voce del Primo Medico Maggiore si diffonde per tutto il laboratorio ed ha un che di diverso, perché ora significa che il mio lavoro è finito. Prima di uscire dal laboratorio è necessaria una visita nelle celle di decontaminazione: nella Blu i miei tentacoli vengono spruzzati di acido e aghi di ghiaccio levano via eventuali residui di lordura; nella Verde aspiro gas che daranno via a  un processo osmotico che mi permetterà di espellere tossine.
Supero i blocchi di controllo salutando gli Operativi di sicurezza, quando torno al mondo esterno nel cielo le tre lune artificiali guardano al Decimo Sole, domani farà molto freddo, questo è sicuro.
Raggiungo il centro di smistamento, spero di non trovare troppo traffico, non vorrei ritrovarmi gli occhi di qualcun altro sullo stomaco.
Mentre il suolo assorbe il mio corpo e lo restituisce agli strati inferiori, ripasso mentalmente cosa mi aspetta a casa, una cena con mia moglie e un dopocena sul compito di scienze di mio figlio, se non sbaglio il titolo è: c'è vita sulla Terra?