La grande menzogna
Matteo Ninni
2461 battute

Spense lo schermo aria con un cenno del braccio. Il messaggio, fluttuante nel vuoto, svanì lentamente come un asteroide.
Cazzo.
Bipedi vissuti quattromila anni fa. La tesi del Grande Esodo fatta a pezzi da un ritrovamento paleoantropologico, proprio lì nel Distretto Centrale, nella larga piana desertica dove enormi trivelle pompavano l'acqua a qualche centinaia di miglia di profondità. L'intera Gerarchia nel caos, sommosse soffocate dai laser nei sobborghi delle Province.
Tornò a sdraiarsi ma non c'era modo di dormire.
Pazzesco.
"Ancora sveglio?"
Sua madre entrò all'improvviso nella sua stanza, troppo all'improvviso per una madre che immagina il suo piccolo ragazzino in braccio a Morfeo.
"Dov'è papà?" chiese Manu fingendo indifferenza.
"E' al lavoro, c'è tanto da fare in questi giorni".
Avrebbe voluto parlarle, ma per la prima volta serbò un segreto a sua madre.
"C'è qualcosa che non va? Tra poche ore devi alzarti, Manu"
Disse no con la testa che lei ancora parlava e spingendosi sotto il sacco termico finse di mettersi a dormire.
"Buona notte tesoro" e la porta si richiuse.
Manu allungò un braccio senza scendere dalla branda e serrò la porta digitando il codice, poi si infilò tutto sotto il sacco e con il gesto della mano accese nuovamente lo schermo aria riprendendo il messaggio captato poco prima.
Quei reperti parlavano chiaro. Non erano esistiti i Navigatori. Non c'era stato il grande Bang nucleare, l'esplosione del pianeta azzurro e di tutto il sistema di pianeti intorno. Non c'era stato il mitico Esodo Siderale, come dicevano i testi che leggeva a scuola. Non si erano mai mossi di lì, ecco com'era andata, quattromila anni di menzogne.
Perché?
Manu pensò a suo padre. Gli si accese in un lato della mente quella figura con lo stemma dell'Ordine della Gerarchia sul casco scuro, il manganello al fianco, il fucile aderente alla gamba, che usciva per recarsi al lavoro.
Manu pensò alle Province, delle quali aveva sempre sentito poco. Si tolse da dosso il sacco senza spegnere lo schermo aria e si avvicinò alla finestra. La nana bianca era tramontata oltre la crosta arida del pianeta, il bagliore delle radiazioni sembrava cessato, era quasi tutto buio e la sveglia sarebbe suonata tra un'ora. Mentre si vestiva frettolosamente sentì suonare la porta, la voce di sua madre e poi diversi passi pesanti lungo il corridoio. Il tempo di aprire la finestra e saltò giù sul suolo pietroso. Poi prese a correre come impazzito, senza guardarsi indietro.