Paura
Marco Cartello
2431 battute

Quando penso al passato la paura mi assale.
Non ci sono più le armi, le guerre, la distruzione, la fame, i bambini affamati, i morti.
Se fossi nato in quei secoli barbari sicuramente non sarei sopravvissuto a lungo. Anche se fossi stato tra i pochi fortunati ad aver accesso alle migliori condizioni di vita, non ce l'avrei fatta comunque.
Non c'è più l'AIDS, l cancro, il morbillo, il raffreddore.
Le registrazioni lasciate per me dai miei nonni genetici sono racconti dell'orrore. Tanto tempo fa non ero in grado di distinguere gli avvenimenti realmente accaduti, da quelli inventanti, dai vampiri, dagli zombie o dalle mummie viventi.
C'era solo la paura.
Successivamente riuscì a discriminare il reale dall'immaginario del passato, ma la paura rimase.
Non ci sono più le automobili, i ruggiti dei motori, il fumo, le ruote.
Adesso dalla stazione orbitale osservo la Terra che gira pigramente sotto ai miei piedi, e penso agli animali che hanno terrorizzato i nostri nonni: i leoni, i pitbull, gli acari.
Non ci sono più i vestiti avvolti attorno al corpo, i capelli mossi dal vento, i granelli di sabbia tra le dita dei piedi.
Le nuvole che avvolgono il pianeta sono nere, cariche di metano e di cenere lanciate in aria da possenti eruzioni. A volte si apre uno spiraglio, e riesco a vedere la superficie. Spesso ciò che vedo è il mare grigio, più raramente vedo la terra scura. Non vedo il verde degli alberi, l'azzurro dell'oceano, il rosso del sangue .
Non c'è più cibo sulla lingua da masticare, da gustare, l'aria da inalare con le narici, gli odori.
Siamo soli, ciascuno chiuso nella propria stazione orbitale autosufficiente. I segnali che ci scambiamo tra di noi attraverso il vuoto non sono vere e proprie conversazioni. Non abbiamo molto da raccontarci. Ognuno ha le stesse registrazioni del passato da ascoltare, non abbiamo esperienze soggettive su cui confrontarci.
Milioni di gusci metallici attorno a un pianeta malato. All'interno milioni di corpi nudi immobili, alimentati dai raggi solari che spingono in un movimento costante le sostanze nutritive, in un completo riciclo, all'infinito.
Le uova argentee di una umanità esiliata dalla natura sono in attesa di una futura schiusa.
Non abbiamo più la pelle a contatto con il freddo, il caldo, l'acqua, il sole, la pelle
Non più le labbra sulle labbra, la lingua.
Io so che un giorno dovremmo ritornare sulla Terra per ripopolarla, e quando penso al futuro la paura mi assale.