Bevitrice a giorni alterni
Daniela Rindi
2401 battute

La giornata trascorre impegnata e piena di buoni propositi. Mi alzo tutte le mattine alle 6.30, e sveglio le bambine. Un cerchio alla testa mi strizza il cervello, secondo la qualità della sostanza alcolica ingurgitata la sera prima. Vino sopra i dieci euro, buona giornata, due litri d’acqua e torno come nuova. Sotto i dieci euro, terribile emicrania, non bastano tre litri e fatico a superare i sensi di colpa. Stentatamente mi avvicino ai loro letti e cerco di controllare la mia angoscia, cantando “ trallalero è lunedì!” In cuor mio maledico il lunedì. Le vesto, mi lavo, mentre mio marito dorme placidamente ignorando le mie fatiche. Certo, sono un autolesionista! Cazzi miei! Colazione, panini merenda, pranzo per il rientro scolastico. Sì, ogni tanto mangiano a scuola. Commissioni nella mattinata, spesa, dottore, lavanderia, comune, banca. Ore 13.30 esce la piccola, la grande alle 14.00. Grande dispendio di mezz’ore, se non di ore che cerco di investire leggendo. Pranzo, non sono una gran cuoca, meglio una pasta al pesto, è già pronto. Compiti… meno male che a caro prezzo, posso servirmi di un doposcuola, almeno per la piccola! Grazie naturalmente al marito che, oltre a dormire, lavora con diligenza. A Cesare quel che è di Cesare. Poi danza, o ginnastica, orari diversi e naturalmente, giornate diverse. Mi sento un taxi, utile e motivato, ma sempre un taxi. Gli unici commenti nell’abitacolo sono ingiurie e rivendicazioni su quello che avrei dovuto, o potuto fare. Ringrazio. Intanto sono puntuali alla lezione. Generalmente finisco col chiudere la saracinesca dell’ultimo discount, poiché la grande finisce la lezione di danza alle 20.30. Torniamo a casa, cena, il marito, gran cuoco, distrutto e inutilizzabile sul divano. Ci tocca la solita minestrina in brodo. Per fortuna piace ed è ben accetta. Segnalare a questo punto, come il rintocco del big ben, l’ora della buona notte. Faticosamente si avviano ai letti. Sfamati gli orchi, messi a letto, non mi resta che sedermi sul divano e respirare, no, bere. Non ho più fame, il mio stomaco si è chiuso, preferisco l’alcolico intossicante, per quanta consapevolezza abbia di questa droga, per quanto sia una salutista macrobiotica e biodinamica e abbia sulle spalle vent’anni di yoga. Non serve a un cazzo. Ogni sera, a giorni alterni, la bottiglia mi consacra a buona bevitrice, non ancora alcolista, finché mantengo un ritmo.