Buio
Maria Chiara Biondi
2458 battute

Le pillole io questa volta me le ingoio. Un bel flacone di tranquillanti da deglutire con un po’ d’acqua, senza fretta. Non ho fretta di morire ma è una cosa da fare.
Devo solo organizzare i particolari, il luogo, il momento migliore per rendere quest’attimo unico ed irripetibile.

Mia madre si affaccia sulla porta della camera, ma è già dal corridoio che mi sta urlando, come al solito.
“Guarda che questa sera festeggiamo papà, ti ricordi vero? Fa 75 anni, non puoi mica mancare.”
E chi manca a questa riunione familiare, piena di fratelli felici e nuore gravide e zuccherine?
Loro hanno trovato un ruolo che li fa sentire parte di un branco. Tutti tranne me. A 45 anni, senza uno straccio di lavoro sono ufficialmente un fallito, uno che al mondo ci sta grazie alla pensione di papà, che ha fatto lo scemo da giovane e non si è raddrizzato neanche crescendo. So quanto scomodo io sia stato per i miei genitori. Una famiglia solida e unita. Per questo non mi sopportano, sono il loro errore più grande, quello che ogni giorno gli ricorda la loro sconfitta. Un figlio larva, che dorme, mangia e caga senza quasi mai uscire di casa, un perdente da nascondere e di cui vergognarsi.

E’ quasi l’una e svogliatamente mi alzo dal letto. La barba è sfatta e gli occhi sono gonfi. Non dormo bene, non ci sono mai riuscito. Il sonno è per chi se lo merita, per chi mette al mondo figli e si compra la villa, non per un testa di cazzo come me.

Alle 8 sono già arrivati. Tutti intorno a mio padre che sembra un tacchino il giorno del ringraziamento quando ancora non sa che finirà nel forno. Tutti ci finiremo, ma io me ne vado questa sera, ho deciso. Quale occasione migliore per sparire, proprio quando tutta la famiglia riunita si lancia occhiate preoccupate su quanto ho bevuto o se ho fatto quel colloquio di lavoro stagionale?
E così me ne vado, senza rompere più i coglioni a nessuno.
I sonniferi li ho già ingoiati nel bagno mezz’ora fa.
Saluto con aria distratta. “Sono stanco” dico e dai loro sguardi capisco che mi compatiscono, che sono un problema senza fine e che anche per loro è meglio che me ne vada a letto lontano dai loro occhi.
Guardo mio padre per l’ultima volta, poi giro lo sguardo verso mia madre. Sono due vecchi e per un istante provo per loro una pena infinita.

Ma ho deciso e indietro non torno.

Adesso, al buio, disteso sul letto chiudo gli occhi e assaporo la morte che sta arrivando. Buon compleanno papà, spero che il mio regalo ti piaccia.