Condanna
Emiliano Bertocchi
2493 battute

L’arrivo dell’ora di cena è una condanna che nessuno dovrebbe meritare. Quel momento in cui le solitudini confluiscono in uno stesso spazio, ad ingurgitare cibo, bocche collegate a buchi di culo che espelleranno quelle polpette, quella pasta, quei carciofi sotto forma di merda.
Ma quelle bocche, oltre ad ingurgitare cibo, avrebbero anche la capacità di parlare, di esprimersi. Ma le solitudini non hanno voglia di chiacchierare e preferiscono ingurgitare, per avere più forza nelle inutili lotte del domani, nelle inutili discussioni, negli inutili giochi di vita a cui ancora dovranno partecipare. E questo nucleo mostruoso, del quale queste persone fanno parte, li costringe a incontrarsi di nuovo ogni sera, sedersi davanti alla tavola, accendere la televisione, ingurgitare. E ognuno con i suoi atteggiamenti, con il suo masticare, con i suoi silenzi e i suoi scatti d’ira contribuisce a distruggere la gioia degli altri, lentamente, consumando giorno dopo giorno la voglia di vivere, il desiderio di vedersi e stare insieme.
E mentre queste persone, tre, quattro, cinque solitudini, di età diverse ma legate dallo stesso sangue, continuano la loro veloce o lenta masticazione di cibo, le loro menti si fanno sempre più vuote e aspettano che l’ora della cena passi e i corpi siano liberi di tornare nelle loro stanze, nelle loro aspettative, nel logorio lento e inesorabile del tempo.
E se questo non bastasse la televisione guarda indifferente queste solitudini, che hanno gli occhi puntati sul volto marrone di un presentatore intento a ridere e fare domande, per passare poi la linea a un volto femminile che legge notizie da un foglio alternando servizi in cui morte, dolore, cosce, sorrisi, vecchi, pedofili, bambini, stupri, guerre, incidenti, politica, cucina, premi, sesso, calcio, canzoni, balletti, violenze, inquinamento, internet, scommesse, droga, prostituzione, sanità, infanzia, risate, morte sono sempre la stessa identica cosa.
Poi le persone si alzano, con lo stomaco pieno e tracciano di nuovo le giuste distanze di separazione, erigono i loro muri di silenzio e si ritirano nel proprio egoismo.
Stesi sul letto gli stomaci digeriscono, i corpi appesantiti accasciati davanti ad altri apparecchi pieni di immagini, la mente è libera di girare a vuoto, sempre più lentamente, gli occhi si fanno ebeti, un filo di bava inizia a colare da un lato della bocca.
E’ quasi ora di andare a dormire.
Mamma arriva e con l’alito fetido di cibo e di vino ti dà il bacio della buonanotte.