Io credo nel cambiamento
Francesca Bergonzini
2451 battute

Era il 25 gennaio 2008 ed ero in camera mia quando mi sono accorta del silenzio assordante che regnava in famiglia.

Trattenevo le lacrime, o forse non le trattenevo... scendevano a fiotti.

Eravamo nella stessa casa, tutti in stanze separate.

Cos'è la casa? Cos'è la famiglia?

Quel luogo sicuro fatto di persone che insieme dovrebbero riempire quel silenzio.

Devo andare oltre la prima risposta dell'altro ed è quello che cerco di fare ogni volta, quando il silenzio è interrotto da piccole frasi o dalla voce stridula della TV che mi penetra nelle orecchie.

Quei pochi minuti del pranzo e della cena mi dovrebbero servire per andare oltre.

Tempo fa mangiavo veloce, un po' per lasciare metà del cibo nel piatto, e tentare così di dimagrire, un po' per andare via dal tavolo e tornarmene nella mia casa: camera mia.

Oggi provo a restare al tavolo, mangio quasi tutto quello che c'è nel piatto, tanto, anche se ne lascio un po', non dimagrisco lo stesso.

Osservo gli sguardi persi e stanchi dei miei genitori che dovrebbero aiutarmi a trovare le parole, coperte dal muro della fobia: la fobia della parola che, per fortuna, ho quasi solo in famiglia.

Cosa potrebbe succedere se aprissi la bocca e dicessi finalmente tutto quello che mi sono tenuta dentro in questi anni?

Ho talmente paura delle conseguenze delle mie parole, che alla fine, loro rimangono incastrate tra la lingua e i denti, e non escono.

Vorrei poter fare un discorso che possa essere capito meglio dagli altri, così come riesco a fare quando scrivo.

Mio fratello mi vuole rubare il telecomando e lo vuole nascondere, così può accendere la TV ogni volta che vuole, anche mentre si mangia.

Io insisto, dicendogli di spegnere: non posso perdere una possibilità di comunicare.

A volte perdo la speranza e mi chiedo se servono tutti questi sforzi, queste prove, questi piccoli progressi che timidi si mostrano ai miei occhi, assettati di sguardo.

Quando parlo con qualcuno, solo se gli occhi della persona con cui sto parlando, incontrano i miei, mi sento veramente ascoltata.

Poi, quando dopo tante mie insistenze, gli occhi dei miei genitori e di mio fratello, incontrano, anche solo per un secondo, i miei, e qualche parola diversa da: "cosa c'è da mangiare oggi?", esce dalla mia bocca, mi dico che ... tutto serve, se si vuole raggiungere un obbiettivo.

Il mio obbiettivo è comunicare meglio con quella che si chiama famiglia, e ogni prova che faccio, porta lì, quindi servono le prove e i progressi.

IO CREDO NEL CAMBIAMENTO.