CONFESSIONE
Massimiliano Lanzidei
1981 battute

 
- Io te l'avevo detto. T'avevo pregato di non arrabbiarti con me, ieri sera. Ti avevo spiegato che era stata una giornata di merda. Ti avevo chiesto di lasciar perdere, per una volta. Ma tu niente. Ti sei incazzata. Come al solito. "Vattene da tua madre" mi hai detto. Ma io mi sono rotto i coglioni di dormire da mia madre ogni volta che ti girano le palle.
 
La sera prima.
Esce di casa sbattendo la porta, un vaffanculo a denti stretti tra le labbra livide. Sale in macchina e mette in moto, stavolta non va dalla madre, vaga senza meta dalla periferia verso il centro. S'asciuga il naso e gli occhi con la manica della giacca. Ogni tanto lancia un urlo a pieni polmoni.
 
- Ho incontrato Fabiana, proprio sotto casa sua, stava andando al cinema, ma quando mi ha visto non ha avuto il coraggio di lasciarmi solo. Abbiamo parlato, quasi tutta la notte, o meglio, io parlavo e lei ascoltava. Da tanto tempo non mi sentivo così libero di parlare. Poi lei mi ha accarezzato.
 
Sono quindici anni che non tocca un'altra donna. Sfiorarsi, baciarsi, fare l'amore
con la testimone di nozze di sua moglie, la sua migliore amica, è come rinascere e imparare di nuovo a camminare: l'alba interrompe l'irrealtà di quella notte.
 
- Ho pianto quando il sole ci ha sorpresi in riva al mare. Lei mi ha visto piangere e si è messa ridere. Rideva di me: l'ho presa per i capelli e l'ho sbattuta contro il finestrino: una, due, tre volte. Finché il vetro non si è rotto. Mi sono anche tagliato. Te l'avevo detto di non cacciarmi di casa ieri sera. Guardami, sono tutto sporco di sangue.
 
Suona il campanello.
Va ad aprire.
- Sì, buongiorno.
- I vicini hanno riferito di aver sentito delle urla.
- Sì, agente, si accomodi pure.
- Mio dio, cosa è successo?
- Posso spiegare tutto, agente. Era mia moglie a urlare: mi ha visto sporco di sangue e non la finiva più di gridare. Non la sopportavo più, ho stretto fino a che non mi hanno fatto male le mani. Ma alla fine è stata zitta e ho potuto raccontarle tutta la storia.