UN PICCOLO PARTICOLARE
Alessandro Maxia
2493 battute

Il luogo dell'incidente era una strada poco frequentata, fiancheggiata da ambo i lati da case tutte uguali tra loro. Era buio e si vedeva poco. Il corpo del malcapitato era vicino alle strisce. Era stato colpito più volte, al petto, alla schiena, alle gambe. Il volto era quasi irriconoscibile, ma una carta d'identità ancora immacolata permetteva un'identificazione: Giulio L., direttore di banca.
Mi recai dall'uomo che ci aveva chiamato. Si chiamava Dario B.. Raccontò che verso le undici di sera aveva visto l'uomo attraversare sulle strisce e un attimo dopo una macchina a folle velocità che lo investiva in pieno. L'uomo era stramazzato al suolo e non si era più rialzato. Aveva notato di sfuggita il colore della macchina: grigio chiaro. Il modello, forse una BMW, non era molto sicuro. La targa, neanche a parlarne: dopo qualche istante la macchina era scomparsa dalla sua vista. Ci aveva avvisato subito, aveva pensato che non ci fosse più nulla da fare. Nessun altro testimone degli eventi.
 
Scoprii che alcuni anni prima la vittima era stata accusata di bancarotta fraudolenta. In quell'occasione erano scomparsi circa dieci milioni di euro. Parte della somma non era stata ancora ritrovata. Non erano mai emerse prove schiaccianti contro L., ma uno dei dipendenti, un certo Fabio S., era stato arrestato come complice. Chiesi alla Motorizzazione che macchina avesse. Risposta: una BMW, di colore grigio chiaro.
Lo interrogai. Risultò che non aveva un alibi per la sera dell'incidente. Aveva fatto una lunga passeggiata, non aveva visto nessuno e non ricordava con esattezza dov'era andato. Lo lasciai andare dicendogli di non allontanarsi dal paese.
 
Riflettei per un po' sul caso, poi convocai Dario B.. Quando gli parlai di una certa somma scomparsa finse di non saperne niente. Ma quando gli accennai a un controllo del paraurti della sua macchina divenne improvvisamente pallido e un attimo dopo confessò tutto. 
Ammise di aver sottratto parte di quella somma e che nessuno l'aveva mai scoperto. Ma da qualche mese a quella parte L. aveva scoperto tutto e aveva cominciato a ricattarlo: alla fine B. aveva deciso di ucciderlo, investendolo con la propria macchina e facendo ricadere la colpa sul suo ex complice.
Alla fine mi chiese come fossi arrivato a lui. Semplice: la macchina che aveva investito L. non era corsa via subito, ma aveva infierito diverse volte sul corpo. Un piccolo particolare che contrastava con quanto mi aveva detto e che aveva poi finito col condannarlo.