RIDEVA
Marco Cartello
2471 battute

Rideva, rideva con le mani premute sugli occhi a nascondere le lacrime isteriche.
Le aveva sparato con la sua pistola d'ordinanza, una Beretta poco usata ma comunque ben lubrificata. Un solo colpo e lei era caduta. Un foro in mezzo agli occhi a deturpare la sua fronte liscia ancora non segnata dall'età.
Sotto lo sguardo degli scoiattoli in fuga verso il loro caldo rifugio autunnale lei era caduta a terra, distesa sulle foglie gialle dei castagni, la sua pelle bianca ormai insensibile punta dai ricci di castagna secchi.
Lui la guardava e rideva. Si copriva gli occhi ma poi la guardava nuovamente e rideva.
Era servito solo un attimo, forse un millesimo di secondo, non di più, per cambiare il suo futuro, e adesso tutto sarebbe stato diverso, per sempre.
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-Non potrai mai essere felice con lei, ascoltami una volta per tutte. Devi lasciarla.
-Mamma! Lasciami stare, sono abbastanza grande da decidere da solo.
-Non sei grande, sei solo grosso, lo so, ti ho fatto io così grosso, quanto pesi adesso? centoventi? Centotrenta chili?
-Lei mi ama lo stesso. Non gli importa se sono un ciccione pelato. Si mamma sono calvo e ho anche i piedi piatti e i denti storti, lo sai. Sono brutto ma lei mi ama lo stesso, non è come te.
-Caro hai bisogno di qualcuno che ti dica cosa devi fare, di qualcuno che ti protegga.
-Mamma, sono un poliziotto, sono io che proteggo la gente! Non farmi arrabbiare!
-La devi lasciar perdere!
-Mamma, basta!
Mi giro per non ascoltare più le sue parole, pochi attimi e sento le sue lunghe dita che mi sfiorano la nuca.
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Rideva ancora mentre masticava con forza uno spezzatino di manzo mal cotto, un intruglio grumoso con pezzi di grasso galleggianti in un sugo scuro.
Essendo il solo avventore della trattoria si era lasciato invadere nuovamente da quelle chiocce risate isteriche che gli facevano sussultare la pancia flaccida contro il bordo del tavolo.
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Le sue mani mi accarezzano il collo e scendono lente seguendo la curva delle spalle.
-Tesoro, ci sono qua io, non piangere, tua mamma se ne è andata.
-No, mamma non fare così.
-Non sono la mamma sono io, e io ti amo. Baciami.
-Lo sai che non va bene.
-Zitto e baciami.
La bacio, la sua fronte liscia sfiora la mia, ruvida e brufolosa.
-Mamma come. Cosa devo fare?
-Non sono la mamma, baciami ancora.
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Rideva ancora quando lo arrestarono. Tra i denti storti penzolavano alcuni filamenti di carne di manzo ma lui rideva ancora.
Rideva perché sapeva che adesso tutto sarebbe stato finalmente diverso, per sempre.