Sere domestiche
Laura Vicenzi
1753 battute

Molti pensano che il lungo inverno islandese, con la sua perenne oscurità livida e quel vento gelido che blocca il respiro, siano quanto di più inospitale possa offrirci il pianeta. Lei invece aveva cercato di proposito quei luoghi estremi, li aveva sentiti subito amici quando vi si era trasferita due anni prima. Era una scrittrice ed era sola. Nella stanza aranciosole, il portatile acceso fissava la stufa a legna e dalle fessure di fuoco, lei ricambiava ardita il suo sguardo. Sul gas brontolava la zuppa al salmone. Una anziana signora di Reykjavik le aveva donato l’antica ricetta vichinga di quel brodo ricco e prezioso che pretendeva un rituale molto elaborato. Era risaputo che il particolare gusto intenso del pesce islandese non aveva pari al mondo. Eroi i pescatori, eroi i pesci a certe latitudini! Un profumo denso, leggermente affumicato invadeva la cucina. Il pane nero cotto al forno nel pomeriggio, aveva fatto appannare i vetri delle piccole finestre. Attendendo l’ora di cena, lei vi disegnava cuori che svelavano bianchi paesaggi incantati. Sulla tovaglia ricamata era già pronto un panetto di burro aromatizzato: si stava inebriando beatamente di vapore tiepido, prima di essere spalmato sui crostini dorati. Il vino rosso, italiano, era accanto alla candela. Stava recuperando gli aromi fruttati, l’odore caldo dell’erba falciata, l’amara resina di legni preziosi che presto avrebbero risvegliato ricordi di mari caldi e di terre generose. Servita la zuppa fumante, prima di sedersi a tavola, ha acceso la webcam ed ha sorriso al suo portatile. Due persone innamorate, irrimediabilmente lontane, infinitamente vicine, assaporavano insieme il tepore quieto di una cena d’amore, di una cena da re.