L'ora di geografia
Ludovica Mazzuccato
1275 battute

Con l’occhio del palato già sedotto dal lardo di Colonnata seguo le verdi venature dell’Olio, che si irradia nella mollica compatta della Marocca, come fossero stradine di una cartina topografica che mi guidano nella Terra del Gusto.
Studio la morfologia, in una fetta di Rigatino che distesa sul pane sciocco mi sorride con le sue labbra di grasso omogeneo.
Analizzo la fauna nell’agnello di Zeri cotto nel testo ancora profumato di torta d’erbi.
Esamino la flora nella cipolla di Certaldo del lesso rifatto e nel fagiolo Zolfino che si scioglie in bocca come uno zuccherino.
Osservo l’urbanizzazione nella griglia dove spasima un taglio di Chianina.
Approfondisco la storia nell’antica zuppa di Tarlati con il pollo del Valdarno.
Sviscero l’antropologia sgranocchiando strafatti e bolli, biscotti della cucina dei goym.
Ricerco nel vasetto della palamita sott’olio l’idioma locale che chiama zenzero il peperoncino.
Ammiro l’arte nel rosso del prosciutto del Casentino e la scultura nella mortadella di Prato maritata ai fichi secchi di Carmignano.
Scruto il sistema fluviale in un calice di Chianti.
Che bella l’ora di geografia in una pizzicheria: per quaderno il tovagliolo, per penna la forchetta e per cattedra la tavola, dove la Toscana racconta una storia d’amore senza fine!