Al ristorante italiano
Luca Micieli
2168 battute

Ristorante. Italiano. Ambiente pettinato, colletti bianchi. Prostitute d'alto bordo ridono alle battute di laidi uomini d'affari.
Dietro un separè color ebano, due uomini. Eleganti. Più eleganti degli altri, non c'entrano nulla con il resto della fauna locale.
Un costoso pasto per parlare d'affari. Per parlare di guadagno. Per decidere la sorte di nemici e rivali. Un luogo, il ristorante di Don Luigi, dove entrano solo due categorie di persone: gli amici della Famiglia, e quelli che ne usciranno cadaveri.
Dice Lugi: “La cena è di tuo gradimento?”
Toni annuisce, in bocca un succulento pezzo carne fiorentina.
“Mi fa piacere” mentre sorseggia vino. Luigi, il capo cosca. Luigi detto dita, per via della sua mania di cavare gli occhi personalmente a pentiti e picciotti di altre famiglie.
Poi: “Dimmi, Toni... A proposito della polvere sparita dal calzaturificio...?” domanda lasciata in sospeso.
Toni sbianca. Per poco non si strozza con la bistecca.
Luigi ride. “Non preoccuparti, non ce l'ho con te. Non ti accuso di nulla. Era solo una domanda, così per dire. Se non possiamo nemmeno scherzare fra noi...”
Toni si sente sollevato. Sorseggia vino rosso di qualità, poi riprende a mangiare. Ma sa di non poter stare tranquillo. Sa che Luigi sa. Ma fa finta di niente, e continua a mangiare. Misura con la coda dell'occhio la distanza che lo separa dall'uscita.
Luigi mangia insalata. Dice: “Pare che c'entri Salvo. Sai? Dicono che c'entri Salvo.”
“Salvo Napoli?” domanda Toni.
Luigi annuisce.
“Sapete, Don Luigi, che io Salvo Napoli lo conosco appena...” mente, la voce che trema.
Luigi annuisce di nuovo. Sorride appena mentre chiede: “Che c'è? Forse non ti sta simpatico Salvo Napoli? Che t'ha fatto?” con il tono paterno di chi sa da quale parte sta il manico del coltello.
“Oh, no” si affretta a replicare Toni. Mai vorrebbe contraddire Don Luigi alla sua tavola. “Al contrario... Eh... A me Salvo Napoli sta parecchio simpatico... Mi piace davvero molto.”
“Vedo” commenta Luigi appoggiandosi allo schienale della raffinata seggiola in legno.
Rovista nella tasca della giacca. “in effetti, te lo sei davvero mangiato di gusto,” mentre infila un paio di guanti in lattice.