Karel 2
Massimiliano Lanzidei
2500 battute

Oggi mio figlio è tornato da scuola con gli occhi gonfi di pianto. Ero indaffarato con il pranzo, e lui è entrato in cucina ed è rimasto in silenzio a guardarmi legare l’arrosto con lo spago prima di salutarmi.
- Ciao, papà.
Ho alzato lo sguardo.
- Che è successo? - ho pulito le mani sul grembiule e l’ho abbracciato.
Tirava su col naso.
- Ziggy…
Il figlio della contadina. Sempre lui.
- Ziggy dice che moriremo tutti…
Abbiamo già affrontato il discorso, io e mio figlio. Lo riprendo adesso mentre accendo il fuoco sotto al tegame e faccio rosolare l’arrosto. Tutte le cose finiscono ed è naturale che la mancanza delle persone cui vogliamo bene ci faccia star male.
Non piange più ora, mi guarda con aria di sopportazione, si è seduto e mi fissa.
Non hai capito niente, sembra dirmi quello sguardo, e infatti: - Ziggy dice che moriremo tutti qui sulla Colonia, che siamo imprigionati su questo pianeta e nessuno potrà mai salvarci. Perché le altre stelle sono lontanissime.
Tutto d’un fiato.
E mi guarda.
Glielo ho detto io - l’estate scorsa, una notte che guardavamo il cielo - che le stelle erano lontane. Verso vino rosso sull’arrosto e il profumo riempie la cucina. Copro il tegame prima di iniziare a spiegare la tecnica del Varco Dimensionale. E’ vero che le stelle sono distanti anche centinaia di anni luce, e che quindi sarebbe impossibile raggiungerle con un’astronave normale, ma è anche vero che abbiamo a disposizione i Varchi, punti che mettono in comunicazione istantanea due punti lontanissimi. Muovo le mani nell’aria mentre spiego. Un’astronave decolla dal nostro pianeta, si infila nel varco dimensionale più vicino e - puf - si materializza al varco dimensionale che ha scelto, magari dall’altra parte della galassia. Semplice, no?
Tralascio di dire che - a parte il fatto che noi in Colonia di astronavi non ne abbiamo - il varco più vicino è a quasi quattro mesi luce di distanza, quindi che il viaggio più breve che possiamo decidere di fare durerebbe tra andata e ritorno almeno otto mesi. Ragione per cui da queste parti non si vede mai nessuno ormai da tempo immemorabile.
Lo sa anche lui.
- Ma non viene mai nessuno.
- E’ perché siamo un po’fuori mano, ma il circo allora? Il circo non viene da lontano? Non gira anche gli altri pianeti?
L’ho convinto. Glielo leggo negli occhi.
Scende dalla sedia e si avvia verso la porta della cucina. Non vuole darmi soddisfazione.
- Quando divento grande mi sposo con una trapezista e ce ne andiamo tutti e tre, - e esce.
Intanto l’arrosto s’è bruciato.