Karel 2
Oggi mio figlio è tornato da scuola con gli occhi gonfi di pianto. Ero indaffarato con il pranzo, e lui è entrato in cucina ed è rimasto in silenzio a guardarmi legare l’arrosto con lo spago prima di salutarmi. - Ciao, papà. Ho alzato lo sguardo. - Che è successo? - ho pulito le mani sul grembiule e l’ho abbracciato. Tirava su col naso. - Ziggy… Il figlio della contadina. Sempre lui. - Ziggy dice che moriremo tutti… Abbiamo già affrontato il discorso, io e mio figlio. Lo riprendo adesso mentre accendo il fuoco sotto al tegame e faccio rosolare l’arrosto. Tutte le cose finiscono ed è naturale che la mancanza delle persone cui vogliamo bene ci faccia star male. Non piange più ora, mi guarda con aria di sopportazione, si è seduto e mi fissa. Non hai capito niente, sembra dirmi quello sguardo, e infatti: - Ziggy dice che moriremo tutti qui sulla Colonia, che siamo imprigionati su questo pianeta e nessuno potrà mai salvarci. Perché le altre stelle sono lontanissime. Tutto d’un fiato. E mi guarda. Glielo ho detto io - l’estate scorsa, una notte che guardavamo il cielo - che le stelle erano lontane. Verso vino rosso sull’arrosto e il profumo riempie la cucina. Copro il tegame prima di iniziare a spiegare la tecnica del Varco Dimensionale. E’ vero che le stelle sono distanti anche centinaia di anni luce, e che quindi sarebbe impossibile raggiungerle con un’astronave normale, ma è anche vero che abbiamo a disposizione i Varchi, punti che mettono in comunicazione istantanea due punti lontanissimi. Muovo le mani nell’aria mentre spiego. Un’astronave decolla dal nostro pianeta, si infila nel varco dimensionale più vicino e - puf - si materializza al varco dimensionale che ha scelto, magari dall’altra parte della galassia. Semplice, no? Tralascio di dire che - a parte il fatto che noi in Colonia di astronavi non ne abbiamo - il varco più vicino è a quasi quattro mesi luce di distanza, quindi che il viaggio più breve che possiamo decidere di fare durerebbe tra andata e ritorno almeno otto mesi. Ragione per cui da queste parti non si vede mai nessuno ormai da tempo immemorabile. Lo sa anche lui. - Ma non viene mai nessuno. - E’ perché siamo un po’fuori mano, ma il circo allora? Il circo non viene da lontano? Non gira anche gli altri pianeti? L’ho convinto. Glielo leggo negli occhi. Scende dalla sedia e si avvia verso la porta della cucina. Non vuole darmi soddisfazione. - Quando divento grande mi sposo con una trapezista e ce ne andiamo tutti e tre, - e esce. Intanto l’arrosto s’è bruciato. |