Meglio pagare prima di bere
Fernando Bassoli
1805 battute

L’Osteria stava al rione Pigneto, nel cuore del Prenestino, in un angoletto muto, quasi volesse sottrarsi alla morsa delle auto, proprio all’incrocio tra via Braccio da Montone e via Castruccio Castracane.
“Braccio da Montone? ma che lavoro faceva questo, il macellaro? che avrà macellato poi, per meritarsi ‘na strada? ‘na famiglia d’elefanti? E ‘sto Castruccio, come lo vedete? Faceva il castratore professionista?” ironizzava la gente. Il paradosso è che i due, nel Medioevo, erano stati dei capitani di ventura. Gente in gamba, insomma.
A prima vista, l’Osteria pareva una bettola qualsiasi, eppure vi garantisco che in tutta Roma non c’era posto migliore per farsi un’abbuffata coi fiocchi - di quelle che riempiono la pancia per due giorni di fila - ché là dentro sfornavano certi piatti da Nobel per l’Arte culinaria. E le porzioni non erano certo risicate. Ogni scrofanata, insomma, garantiva anni di vita guadagnati e milioni di spese mediche risparmiati… Per entrare, si attraversava una porta sgangherata, seminascosta da due piante. Fatti due passi, l’occhio si posava su alcune tavole di legno appese al muro: davvero impossibile non vederle. Sopra c’era scritto Bevi solo due volte al giorno: a pasto e fuori pasto e poi Se bevi pe’ dimenticà, paga prima de beve. Se lì si beveva fino a vomitarsi l’anima, era proprio per scordare i casini che tutti si portavano appresso, gettandosi alle spalle una sfilza di disgrazie: cambiali in scadenza - inventate dal diavolo in persona per togliere il sonno agli uomini -, strozzini che tirano il collo poco a poco, malanni, tasse non pagate, corna, incazzature varie e la vecchiaia che avanza: una montagna di delusioni, insomma, perché la vita è proprio questo: un mucchio di puttanate, commesse nella cieca convinzione d’aver azzeccato ogni mossa.