Metodi di sopravvivenza
egon
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Quel mare di cibi pregiati era un piacere per gli occhi; il profumo aromatico dei sapori un invito ad abbuffarsi.
“Ma quanto hai lavorato!” fu la sola esclamazione del marito, che ancora in piedi aveva già ingoiato i primi due bocconcini di pasta sfoglia con le acciughe. Placati temporaneamente i morsi della fame, si sedette, prestando attenzione a non far traballare il tavolo scalcinato. Provò un altro antipasto, masticandolo con meno foga. Il retrogusto salato, un misto di burro e pepe, si scioglieva lentamente sul palato: una meraviglia. Sua moglie aveva sbagliato lavoro: altro che cassiera in un supermercato! Con le sue capacità culinarie sarebbe potuta diventare la cuoca migliore della città. Gli occhi di lui guardavano con cupidigia ogni piatto: dalle fette di palombo distese su un letto di funghi champignon, fino agli spiedini di scampi, sapientemente insaporiti con pancetta affumicata e salvia.
“Cena di pesce, eh?” le disse, cominciando a mangiare voracemente, dimentico delle buone maniere.

Che contrasto paradossale. In quel cucinino angusto e arredato con mobili modesti, spiccava nettamente la tavola imbandita a festa, stracolma di pietanze. Di fronte a tanta abbondanza e proprio a fine mese, parevano quanto meno esagerate le innumerevoli proteste per gli stipendi bassi degli italiani.

Regnava un silenzio religioso, interrotto solo dal masticare furioso del marito.

La moglie tuttavia faceva trapelare un certo imbarazzo, che non era ancora riuscita a togliersi dal viso. “Non esagerare. Ricordati cosa ti è successo l’ultima volta” gli disse con un pizzico di vergogna. Vergogna per la loro miseria. Abbassò lo sguardo, per non dover affrontare gli occhi di lui.
La bocca del marito rimase aperta a metà, lasciando intravedere le ancora integre spigolette in salsa. Già. Si erano convinti che quei dolori fortissimi durati tre giorni altro non erano dipesi che da un’indigestione. Ma la realtà era diversa: non potevano ammettere l’uno all’altra la più probabile intossicazione alimentare.
“Questa volta hai controllato le date, vero?” osò dire lui con l’appetito già rovinato, sebbene il profumo tentatore delle erbe aromatiche gli si insinuasse nelle narici, per scivolare poi dolcemente fino allo stomaco.
“Si si, ci sto facendo più attenzione. Sono sempre cose scadute, ma da poco. Ora al lavoro prendo solo il meglio, il resto lo lascio nelle immondizie”.