Un piatto per tutti
Cosimo Magazzino
2456 battute

C’è un piatto per tutti.
   Uno per i libidinosi, per coloro i quali – sciocchi epicurei – vivono sull’onda del “cogli l’attimo”, e come canta Guccini “un altro giorno è andato, la sua musica è finita… e tutto se ne va”. E allora, cullandosi di vivere davvero la vita, si perdono nell’inutile rincorsa verso i loro effimeri orgasmi vuoti. E vai, buffamente cosparsi di ogni ben di dio, di miele di castagno, cioccolata al peperoncino, panna montata o crema catalana riducono quel talamo lussurioso ad una tavola per mattatoi, illudendosi che nella loro perversione vi sia un barlume di piacere… Ma al fine sono i primi a morire dentro, e scorgere la fatuità e ed il ridicolo delle loro “gesta”!
   Uno per i seriosi, gli stoici moderni, convinti che no, il cibo è per i superficiali, meglio pensarlo come un’appendice dell’esistenza. E allora sì al vegetarianesimo, al veganismo, tristissime forme di frustrazione interiore e di sette dei nostri tempi, di sconfitti nel profondo. Bastano un po’ di verdure cotte al vapore, scondite, in agro, con limone ma senz’olio, a sostentarci… La tagliata in lardo di colonnata è per gli zulù, disgustosi uomini primitivi del ventunesimo secolo. La ricottina di bufala è una tortura inflitta a quelle povere bestie… Dall’alto della loro democrazia pretendono d’insegnare al resto dell’umanità che dobbiamo vivere in armonia con la natura…
   Uno per i raffinati, per chi s’illude di esser nobile quand’è nato vil plebeo, ed arricchitosi col sudore della fronte, sogna d’innalzare il proprio rango pasteggiando in lussuosi ristoranti, dove cuochi sadici gli fanno intravedere leccornie ricercatissime e supremamente costose. E vai con speck di anitra in salsa di arancia, di gnocchetti al sapore di cachi e cannella, di tagliata ai lamponi su vellutata di pinoli, di mousse di pera e cioccolato fondente… Dal basso della loro rozzezza pensano di ingentilirsi, di aver raggiunto l’apice del successo, di essere – loro sì – dei vincitori.
   Uno per chi vuol annegare le sue miserie in cibi e bevande, senza ricercarli: i primi che gli capitino a tiro… Soltanto la voglia d’ingozzarsi, di dimenticare, di cadere sfiniti sul tavolo, e subitamente addormentarsi. La pasta al pomodoro vale quanto un risotto al tartufo bianco: tanto l’obiettivo è quello, tristissimo, di fingere che i problemi si possano evadere non pensandoci, mangiando e bevendo da luridi crapuloni!
   Sì, c’è proprio un piatto per tutti… Uno per ciascheduna miseria umana!