Racconto romano
Alfonso Santagata
2500 battute

Seguiva il movimento di quelle labbra con un’espressione instupidita. Ascoltava vagamente le ultime parole del suo invito. Gli erano bastate le prime. Quella ragazza lo invitava a pranzo. A casa sua. Da soli. Per il resto continuava dicendo che aveva bisogno di lui. Per un ripasso prima dell’ultimo esame del semestre.

Quella ragazza. Gli aveva parlato di tanto in tanto. Certo. Ma il più delle volte l’aveva solo guardata. Da lontano. Spesso si era anche girato in aula. Per dargli una fugace occhiata. Non era bellissima. Ma c’era qualcosa in lei che le altre non avevano. Erano i suoi modi. I suoi gesti nobili. L’ammirava quando scriveva. Lo meravigliava la calligrafia, la sua voce. Cordiale e sempre serena. Le parole sempre ovattate.

Accettò l’invito. Senza pensarci su troppo. Era per il giorno dopo. Si sarebbe dovuto svegliare molto presto. Viaggiare sballottato, schiacciato, pestato dai tantissimi pendolari del treno. Poi la metropolitana. I sotterranei maleodoranti. I treni sporchi. Ancora, un tram. Una lunga corsa fino al capolinea. In un vagone minuscolo. Con limitati posti a sedere e già tutti occupati. Con poca gente che scendeva alle troppe fermate ed un numero enorme che saliva.

Poi la casa. Immersa nel verde di un tranquillo quartiere di periferia. Enorme. Le stanze ordinate. Arredate finemente. Non faceva eccezione camera sua. Con le tante foto alle pareti.

- Guarda, aspetta in camera. Tra un po’ è pronto -

Dopo pochi minuti lo chiamò per andare in sala. Si avvicinò alla tavola imbandita.

No. Non poteva credere a quello che stava vedendo. Era assurdo. Il tutto reso più insensato da lei. Seduta, composta con un grande sorriso. I piatti erano stracolmi di carcasse. Animali morti, raccolti in strada. Alcuni, come un gatto ed un piccione, erano schiacciati, sottili e con i segni di pneumatico su quel che rimaneva del corpo. Formaggi pieni di muffa. Verdi, grigie, bianche. Spugnose. Da bere un’ acqua sporca. Putrida con piccoli oggetti galleggianti. Legnetti, sassi, schiume giallognole. Affettati marci. Neri. Per il resto posate, bicchieri, piatti, tovaglia, tovaglioli lindi. Di un bianco abbagliante. Immacolato.

Sentì salire un conato di vomito. A fatica lo respinse nelle viscere. Ma il malessere era sempre più forte. Si girò di scatto. La testa presa a girargli. Lo stomaco era in subbuglio. Corse. Corse nel lungo corridoio con le tante porte a destra e sinistra.

- Il bagno è l’ultima porta a destra -

Ancora quell’odiosa voce. Cordiale, sempre serena.