L’uomo che adorava la trippa
Luigi Brasili
2500 battute

   Giovanni Gurmettoni era un uomo tutto d’un pezzo, di poche parole e con la testa sulle spalle.
   Niente a che fare con i mezzi uomini, quelli che seguono le mogli dietro carrelli pieni di roba strana, vestiti strani, che non si capisce chi è il maschio e chi la femmina.
   Lui, Giovanni, non aveva grossi vizi, a parte la Formula 1, e il sigaro toscano che si fumava dopo pranzo, meglio se al ristorante, dove andava sempre quando non c’era il gran premio.
   Gli piaceva cambiare, visitare altri posti, nuove trattorie, quelle coi menu tradizionali, non quella roba dai nomi con l’accento francese, che ti ritrovi a pagare quello che vedi e non quello che mangi… antipasti di affettati, bruschette, coratella, erano molto meglio di soufflé, gateau, tutte quelle cose che lui chiamava frocerie.
   Se poi la trattoria di turno aveva il suo piatto preferito, la trippa, allora era l’uomo più felice della terra.
   Per un piatto di trippa alla romana poteva rinunciare a gran premi e sigari, e pure alle visite settimanali dalla sòra Carla, la maitresse storica del suo paese… ebbene sì, il Gurmettoni aveva anche questa piccola abitudine.
   Quel giorno aveva puntato su una trattoria in campagna, della quale gli avevano parlato molto bene.
   Purtroppo di cartelli neanche l’ombra, chi gli aveva indicato la zona era stato approssimativo, per non tacere del fatto che Giovanni pensava che il TomTom fosse una specie di GameBoy per adulti.
   Così raggiunse la trattoria che s’erano fatte quasi le 3 e aveva una gran fame.
   Vide che quasi tutti i clienti erano già al caffè, allora iniziò a temere che non ci fosse rimasto più niente.
   Il cameriere si avvicinò, lui chiese se avevano la trippa, ovviamente.
   “Purtroppo, l’ultima porzione l’abbiamo data al signore, vede, quello che legge il giornale…”
   Giovanni rassegnato, ordinò un’amatriciana.
   Il cameriere tardava, la fame aumentava, e il tizio leggeva il giornale, la trippa fumante e invitante.
   Dopo 5 minuti di attesa, non ce la fece più e si avvicinò di soppiatto all’altro tavolo, rubando la trippa al tizio.
   2 minuti dopo aveva vuotato il piatto, leccandosi i baffi.
   Il tizio leggeva.
   3 minuti ancora e il cameriere annunciò che l’amatriciana era finita.
   “Fa niente” disse Giovanni, che stava accusando dei dolori allo stomaco, “non ho tanta fame, mi porti un’insalata…”
   Un minuto dopo gli venne la nausea e si ritrovò a vomitare la trippa nel piatto vuoto.
   Allora il signore col giornale lo abbassò e gli disse, con uno sguardo di pura comprensione: “Ha fatto male anche a lei, vero?”