La bontà che suscita invidia
Marisa Madonini
1878 battute

C’è un padrone che per una volta non è un padrone a capo di un potentato di cui si fa vanto. Egli possiede delle terre e in alcune di queste terre ben arate e coltivate mette a frutto alcuni filari e la pianta conosciuta e curata ritorna buoni frutti : uva in grappoli croccanti e dorati o morati. Quando cerca gli operai per la vigna, è contento di poter dare lavoro e pane sulla mensa altrui visto che la sua non ne è sprovvista. E assume contadini di buon grado a tutte le ore del giorno, anche tardi nel pomeriggio, se questi cercano lavoro. Prima del lavoro della terra, come un padrone giusto, pattuisce la paga e la giornata procede nella fatica ma anche in buoni frutti per tutti. Giunto il momento di pagare la giusta parte ai lavoratori, il padrone dice al fattore quanto dare ad ognuno iniziando dagli ultimi arrivati ai quali elargisce la paga pattuita. Quando questi ultimi escono e mano a mano che escono quelli della terza o seconda ora, tutti retribuiti in egual misura, i primi sperano di ricevere una paga più consistente di quella accordata. Ma anch’essi ricevono la stessa somma. Allora si scandalizzano e mormorano, diremmo protestano. Allora il ‘padrone’ chiede loro dove ravvisino ingiustizia, non sono stati tutti pagati come pattuito prima del lavoro? Ebbene sì, egli ha rispettato la parola data e ha remunerato tutti con giustezza. Forse la generosità buona del padrone suscita invidia, pensiamo sempre di meritare di più di altri venuti dopo, pensiamo sempre che a noi si faccia qualche torto e pensiamo sia sempre colpa di altri. Forse siamo invidiosi della bontà di questo padrone insolito che s’intenerisce con gli ultimi, forse perché la bontà non è poi così facile da riconoscere, la bontà è anche frutto di perseveranza, cura della giustizia e della sensibilità profonda della mente e dello spirito. La bontà di questo padrone è inattaccabile.