Candido ed i ladri
Edoardo Micati
2118 battute

Candido era un massaro che andava a mieru, solo il vino infatti riusciva a sostenerlo, pur se in uno stato costante di semi ebbrezza, che diventava totale a sera, durante le lunghe, faticose, giornate di lavoro nella masseria Lozundrano, bella e mezza diroccata, vicinissima al borgo d’Acaya.
Voglio raccontarvi quando...
Era agosto inoltrato, il massaro dormiva col fratello Enzo al piano superiore, sprovvisto di imposte alle finestre, l’unico posto fresco dove riposare in una notte afosa e senza vento.
Ronfavano beati nel momento in cui la quiete notturna fu rotta da scoppi, parevano colpi di doppietta. Enzo si svegliò terrorizzato: “Fratello, svegliati, li ladri, ci stannu li ladri.”
Lo toccò sulla spalla, poi sul petto, ma Candido non si mosse.. Alla fine s’accorse d’avere le mani bagnate, appiccicose. Con quel poco di luce che la luna gli concedeva passò le mani sul suo petto, zuppo di sangue. Preso dal panico gridò: “Li ladri hannu ccisu lu frate miu, chinu de sangu ete, l’hannu ccisu, malidetti! Sali, presto, patrita stae a mmienzu a nu mare de sangu, ieni, prestu, sali!”
Pronto corse in aiuto Daniele, il figlio di Candido che dormiva al piano inferiore, in mano aveva una lampada luminescente. Proiettò luce sulla scena... poi diede inizio ad una vera e propria danza. Saltava, faceva piroette. Lo ziò sbraitò, agitava le mani, mimando come se volesse bastonarlo. Puntò addirittura un dito alla testa, come a dire che non capiva l’improvviso suo impazzimento: c’era un morto ammazzato e lui ballava? C’è da spiegare che il ragazzo era muto, non sordo. A suo modo stava mostrando tutta la contentezza, ma derideva anche la facilità a turbarsi dello zio il quale non s’era accorto che, ubriaco cotto, il fratello continuava a russare profondamente. Il sangue era solo salsa di pomodoro, quella imbottigliata dalla madre nelle ore antimeridiane. Evidentemente, per il gran caldo, alcune bottiglie, forse mal chiuse, erano scoppiate procurando dei botti simili a fucilate.
“Russu lu mieru, russa la sarsa, russa lu Candidu.”