A carponi sul prato
Mi hai lasciata a carponi sul prato. Sono rimasta spiazzata dalle tue parole incoerenti, e me ne sono restata lì in quella posizione contorta a fissarti come se mi fossi estraneo. Hai masticato parole sconnesse. Hai detto sì, hai detto no e hai aggiunto forse. E poi forse e sì e ancora no. Solo no. Mi parlavi di una scommessa e poi ridevi e ti scompigliavi i capelli con fare sicuro. Nessun sentimento; di nessuna forma e di dubbia natura. Nessun filo che ci tenga legati. Niente. Solo trappole e trabocchetti lungo la strada. Solo falsità e menzogne mi erano state dette. Poi hai continuato a girare attorno alle medesime frasi giocando a renderle contorte, a plasmarle ogni volta in modo differente. Mi hai torturato con le parole, sempre le stesse, ti sei baloccato con i loro significati come vecchi giocattoli. E dov’è ora l’amore? E’ impallidito al soffiare del vento. E cos’è ora l’amore? Se non la menzogna di un sentimento. E questo sentimento tu me lo hai rubato, lo hai tenuto tra le mani per lungo tempo e ne hai fatto ciò che più ti piaceva. E adesso, infine, me lo rendi come qualcosa di cui disfarsi; appesantito e dolorante. “Non mi piaci…” “… gioco…” “... scommessa…” “…vinto!” Vinto. Vittoria. Vincitore. Sentivo le tue parole a strani intervalli; non capivo, non mi capacitavo e ciò che afferravo erano solo stralci, filamenti sfilacciati di significati. Non volevo capire e tutto quello che mi avevi detto affrettava il passo nella mia mente, entrava a passo di carica, squarciava, picchiava e feriva i ricordi. Allora, mi sentii quasi mancare quando ti vidi sorridere soddisfatto. Scommessa. Vincitore. Hai sorriso e ti sei alzato. “Non dici niente?” Mi hai chiesto curioso, gli occhi sottili. Avevo la gola rattrappita e volsi lo sguardo altrove. Non avevo né forza, né volontà, né parole, né tanto meno saliva. Tutto era prosciugato. Poi sentii i tuoi passi allontanarsi. Allora, non so perché né come, mi mossi repentinamente verso la tua ombra e mi ritrovai in una buffa posizione, come se a ginocchioni, con le lacrime che rendevano bagnata la vista, ti potessi correre dietro. Volevo chiamare. Volevo gridare. Volevo correrti dietro. Volevo tirarti per un braccio e impedirti di andartene. Ma non feci nulla di tutto ciò e semplicemente rimasi dov’ero, a carponi sul parto. Le mani contratte ad afferrare qualcosa. E quella grande e vuota bugia a pesarmi dentro. |