La ciabatta della sinistra
Faust Cornelius Mob
1506 battute

A guardarlo quasi mi sono schiantato.

Un piedino liscio, senza eccesso di vene ma nemmeno troppo piatto, non più lungo di un trentotto, dorato

dall’abbronzatura ma con le unghie appena appena più chiare. Niente tracce di smalto, s’intende, roba da

uccidere l’ispirazione del più indulgente degli amatori, specie se di quel rosso plasticoso che vorrebbe

eccitare ma fa solo innervosire.

Ho frenato in tempo solo perché ho visto il suo piede, perfettamente calzato in un’infradito e parallelo alla

pedana dello scooter a cui era appoggiato, smettere bruscamente di marciarmi affiancato . Non infilarsi

sotto al camion fermo al rosso è stato un attimo.

Lì per lì l’ho persa, Manuela, che ho voluto chiamare così per via di quei capelli ricci che le scendevano dal

casco e mi sapevano di Manuela. Al verde io ho tirato dritto mentre lei ha svoltato in una vietta.


A volte le sorprese più belle sembrano arrivare apposta per salvarti la giornata. Tipo quando esci dal lavoro

incazzato come una vespa in un bicchiere.

Uscendo dalla zona industriale vedo Manuela per terra, scomposta e immobile sotto lo scooter.

Nessuno in vista. Accosto e volo fuori dall’auto in un gesto solo, mi avvicino per il tempo che mi serve

a fare quel che ho in mente, poi chiamo un’ambulanza.


Alla fine se l’è cavata, niente di eccessivamente grave. La sua ciabatta, però, ce l’ho io. E’ di gomma nera

morbida, scavata dalla pianta del piede. Non so se sono suggestionato, ma quando la fletto e me l’annuso

sembra ancora impregnata di sudore