Details are everything
Path Umiera
2500 battute

Senza trucchi e senza scarpe, io sono alta un metro e cinquantotto centimetri. Non un centimetro di più, non uno di meno. Bisogna rassegnarsi al fatto che la Natura non ci amministra con arrotondamenti o approssimazioni. L’uomo sì, l’uomo arrotonda. Per eccesso e per difetto. L’uomo è un essere approssimativo. Gli piace andare contro natura.
È questo che ho pensato, l’ultima volta che sono andata a rinnovare la mia carta d’identità. La prima volta, su quello che sarebbe stato il documento di un’adolescente insicura, mi avevano messo che avevo gli occhi castani, mentre io ce li ho verdi. Invece quello dell’anagrafe, il fedifrago, approfittando della mia inesperienza, aveva scelto di dedurre il colore dei miei occhi da una fotografia formato tessera. Chiedere gli sarebbe costato troppa fatica.
Va’ a capire perché, ma per me avere gli occhi verdi era un motivo di vanto. Uno dei pochi su cui mi sentivo di poter contare. E così per 5 anni io mi sono rifiutata di far vedere la mia carta d’identità a chicchessia, perché per me era quella che diceva il vero: non avevo più gli occhi verdi, ma castani. E ne soffrivo: ero bruttina, come ho detto. Gli unici complimenti che ricevevo erano sugli occhi, e mi toglievano pure quello? Ecco perché la volta dopo, al momento di rinnovare il documento, sono stata attentissima.
Eppure anche questa volta m’hanno truffato. Non più sugli occhi, però. Anzi, quando quello m’ha chiesto di che colore fossero ricordo di averli strabuzzati come a evitare ogni sua minima esitazione. Quasi a dirgli: “Brutto scellerato, che non ti fidi?”. Il problema stavolta è stato l’altezza: il tizio, forse per galanteria, invece di scrivere 1,58 non mi è andato a scrivere 1,60? Ha arrotondato. Forse lo ripugnava la cifra, non lo so. Lui m’ha guardato pure, quasi s’aspettasse riconoscenza da parte mia. Come se me li avesse aggiunti per davvero, quei due centimetri d’altezza.
Così sono uscita da quell’ufficio più alta, ma anche più perplessa.
È da quel giorno infatti che penso che se per qualche disgraziata circostanza dovesse succedermi qualcosa di brutto, e fossero obbligati a identificare il mio corpo attraverso la carta che giustappunto viene definita “d’identità”, io non verrei riconosciuta. I miei familiari certamente direbbero: “No, non può essere Patrizia. Patrizia è alta 1,58 m, e qui invece c’è scritto 1,60”. E io rimarrei “ignota”, come il famoso milite. E tutto questo perché? Solo perché all’essere umano gli piace approssimare.
Di solito, almeno.