Otello
Massimo Paoletti
2483 battute

La giornata era gelida. Scendeva un freddo nevischio misto a pioggia che andava ad infradiciare ancor più il fondo della trincea.
Appoggiato di schiena sul pendio della buca, Otello sospirò lungamente osservando il cielo grigio. Da quanto tempo si trovava lì dentro ?
Imbracciò il fucile e si diresse verso il lato nord della trincea per dare un’occhiata al campo di battaglia. Alzò nuovamente gli occhi per vedere se il cielo promettesse una schiarita, e la sua attenzione fu colpita da qualcosa che lo fece trasalire. Lassù in alto, volteggiava maestosa un’enorme aquila, proprio perpendicolare alla sua testa. Otello si recò di corsa alla postazione di guardia e prese il cannocchiale per osservarla meglio, poi si sedette il più vicino possibile alla sommità della trincea badando a non mettere fuori la testa per non essere colpito da un cecchino. La vide gettarsi in picchiata a folle velocità, rasentare il terreno e ghermire con gli artigli quello che gli sembrò un grosso topo, noncurante del fatto che si trovava tra due trincee di soldati in guerra.
Attorno, il mondo non esisteva più, c’erano solo lui e l’aquila. Un’attrazione misteriosa, magnetica, gli impediva di distogliere gli occhi dal rapace, il quale dal canto suo, invece di volar via con la sua preda continuava a compiere ampi cerchi in cielo, proprio sopra di lui.
Il soldato si sentì attratto da una sorta di richiamo invisibile e gettato il fucile a terra prese a salire la scala del fossato, sotto gli occhi attoniti dei suoi compagni. In un attimo fu fuori dalla buca e cominciò a correre verso il rapace, che si era abbassato sempre più e volava ora in direzione delle linee austriache. Ad un tratto l’aquila si fermò e Otello si arrestò a sua volta, riprendendo fiato e rendendosi conto di aver percorso più di un centinaio di metri. L’uomo ed il rapace rimasero così per alcuni secondi, in un silenzio irreale, poi, repentinamente, l’aquila prese a guadagnare quota con grande velocità e di lì a poco era già lontana. Solo allora Otello realizzò dove si trovava: esattamente tra le due trincee. Non provò paura, ma una stanchezza profondissima, antica, e la voglia di mettere fine a tutto l’orrore che lo circondava. I suoi compagni cominciarono a gridare : “Stai giù … !! Giù che t’ammazzano... !”. Otello si voltò verso di loro e sorrise, chiuse poi gli occhi e si girò verso lo schieramento austriaco, allargando le braccia. La pallottola lo colpì al petto, sulla tasca dove teneva le sigarette.