Una ricetta esemplare
Stefano Cardinali
2307 battute

   Giorgio guardò la propria mano: l’arma che reggeva era ancora calda e fumante e pesava come un bazooka. Con un gesto lento posò la pistola d’ordinanza accanto al piccolo libro sulla cassapanca. Il corpo di Luciano era come arrotolato ai suoi piedi: il proiettile lo aveva ucciso sul colpo ed era rimasto com’era caduto. Mentre guardava il cadavere del suo vecchio amico, Giorgio ripensò alla discussione che lo aveva portato a quell’epilogo imprevedibile.
   Tutto era iniziato in maniera stupida, come spesso accadeva tra loro, con una semplice divergenza di opinioni. Stavolta l’argomento era una ricetta di cucina. Luciano aveva asserito che la preparazione originale dei “bucatini all’amatriciana” prevedesse un fine trito di cipolla da imbiondire in olio extravergine prima di soffriggere la pancetta affumicata. Giorgio, nonostante avesse già dato segni di insofferenza alla parola cipolla, aveva cercato, con tutta la calma di cui era capace, di spiegare all’amico che l’ingrediente principale era il guanciale e che la pancetta affumicata la destinava volentieri agli amici crucchi. A quel punto la strada presa dai due contendenti era senza ritorno e il gioco si sarebbe ripetuto secondo il consueto rituale: li aspettava una lunga litigata che sarebbe terminata con ripetute offese, sia da una parte che dall’altra, ad antiche generazioni di avi.
   Fu mentre Luciano accusava l’amico di essere un inutile perfezionista che Giorgio aveva estratto l’arma dalla fondina e aveva sparato un colpo a bruciapelo alla testa dell’amico.
   Ancora in uno stato di trance per l’accaduto, Giorgio si avvicinò alla cassapanca per riprendere la pistola ma fu attratto dal piccolo libro accanto all’arma. “Delitti esemplari” recitava il titolo sotto il nome di Max Aub sullo sfondo blu della copertina. Lo aprì e lesse quello che sembrava un microscopico racconto:Lo uccisi perché nessuno mi vedeva. Incuriosito, sfogliò altre pagine fino a trovare ancora una frase secca: Lo uccisi perché non la pensava come me. Poi ne trovò una più lunga: Lo uccisi perché avevo una pistola. Quanto piacere dà stringerla in mano! Giorgio allora estrasse la penna dal taschino della giacca e scrisse nell’ultima pagina del libro:

Il guanciale non è come la pancetta! Lo uccisi perché non voleva capire la differenza.