Anni ‘60
Marco Ferrari
2459 battute

 &mbsp; Vuoi sapere dove ho conosciuto tua madre? Mi chiedi quando ci siamo innamorati? Te lo dico subito: in una gita scolastica verso la fine dei mitici anni Sessanta ed è stato un amore a prima vista!
 &mbsp; La motonave si era appena staccata dal molo turistico di Nuova Faenza ed io la notai subito in mezzo al gruppo delle sue compagne. C’era una grande eccitazione e solo dopo diverse miglia di navigazione la voce della guida era riuscita ad imporsi al vociare generale: “La Nuova Bisanzio vi dà il benvenuto a bordo della Vecchia Romagna che vi trasporterà nella magia della Storia fino alle radici della civiltà! Alla mia sinistra cominciano a stagliarsi sull’orizzonte le cime del fantastico atollo GAZPROM-DANONE. Sorto a metà degli anni ’50 è oggi una delle maggiori attrazioni botaniche e faunistiche di tutto il Mediterraneo. Il basamento dell’isola è costituito dai ruderi della corte medievale dalla bizzarra forma ovale nell’antico borgo che ai tempi della terraferma, aveva il buffo nome di Bagnacavallo.”
 &mbsp; Aveva i capelli raccolti a coda di cavallo, ma quando si accorse che la stavo fissando, tua madre li sciolse. Quella nuvola bionda calamitò la mia attenzione per tutto il resto dell’escursione e non c’è da meravigliarsi del votaccio che poi presi nella relazione che scrissi sulla gita.
 &mbsp; Solo un’altra cosa mi colpì di quella fatidica giornata, il racconto delle vicissitudini della maledetta Ravenna. Gloriosa capitale per secoli di un impero sfavillante, era stata la vittima più illustre dell’avanzata della marea che da Cattolica a Trieste aveva sommerso un’ampia fetta di entroterra. “E’ la conseguenza diretta del folle riscaldamento del pianeta causata dall’attività umana.” spiegò la guida, ma per la bella capitale bizantina il colpo di grazia era stato sferrato dalla contaminazione industriale scatenatasi dopo le prime alluvioni. Per quasi un secolo ogni sorta di inquinante era stato sversato nelle paludi o depositato nelle cave e come per vendetta era riemerso rendendo inabitabile tutta l’area. Per visitare gli interni delle chiese e dei palazzi, a bordo di piccole chiatte, era ancora necessario indossare mascherine per proteggersi dai miasmi degli idrocarburi e degli altri veleni che avevano impregnato ogni cosa.
 &mbsp; Dentro la basilica di Sant’Apollinare la mamma si commosse vedendo le conseguenze di tanta follia umana: astutamente le prestai un fazzoletto per asciugarsi ed una spalla su cui consolarsi… Furono le mie mosse vincenti!