Battaglia navale
Bruno Di Marco
2499 battute

 
La luce del sole entrava dalle finestre scorrevoli dell'aula e inteporiva l'aria rendendo ancora più soporifera la voce monotona del professore. Roteando il capo annoiato incontrai lo sguardo di Bonfanti Alessio. Mi sorrise e, di nascosto, mi mostrò un foglio a quadretti con due quadrati bordati di lettere e numeri: una sfida a battaglia navale. L'ultima mania di quello stronzo, sempre intento a dimostrare la sua superiorità, da bravo figlio di generale dell’esercito. Razza padrona, chiosò mio padre quando gliene parlai. Non potevo rifiutarmi e fare una figuraccia. Schierammo le flotte sui rispettivi fogli e cominciò la battaglia. Dopo qualche salva a vuoto, colpì un incrociatore. Esultò ma mi rifeci subito. Continuando mi resi conto che usava tattiche precise. Io colpivo a istinto anzi, più che altro a culo. Alla fine la situazione diventò seria per me: un solo sottomarino e l'incrociatore, colpito all'inizio e che evidentemente voleva finire con calma, contro ancora due sottomarini e la corazzata.
Sparai a caso: colpita la corazzata! Fece una smorfia ma si ricompose, sapendosi in netto vantaggio: doveva solo trovare il mio sottomarino superstite, per poi finire l’incrociatore con due tiri di cui già conosceva la posizione. Con colpi mirati restringeva il campo d’azione. Intanto però colpii un sottomarino! Ero in vantaggio, gliene rimaneva solo un altro!
Fremette, io godevo, ma subito, con una combinazione alfanumerica letale, affondò il mio ultimo sottomarino. Ghignò luciferino, due tiri e avrebbe vinto. Mi rimanevano due sole possibilità per colpire il suo sottomarino superstite, un'unica casella in un mare quadrettato che mi appariva sterminato. Sparai il primo, lui guardò il foglio serio, poi, con il sorriso più beffardo che potè, disse: “Acqua!”. Colpì preciso il mio incrociatore, che immaginai ormai in procinto di affondare in un gorgo come la nave di Achab. E lui era la balena bianca. Puntai deciso una casella con la matita, quasi volessi infiocinare quel capodoglio ghignante con i suoi enormi fanoni, e sparai. Lui non si mosse. Ripetei, ma lui ancora non si mosse. Mi alzai e con la mano abbassai il foglio di Bonfanti Alessio per poterlo leggere: colpito il sottomarino! “SI! T'ho fregato bastardo!” urlai.
Ebbi tre giorni di sospensione e rischiai non essere ammesso agli esami di terza media. Bonfanti Alessio invece si ritirò dalla scuola, frequentò scuole private e accademia militare. Quest'anno si candida come sindaco. Razza padrona. Forse lo voto.