Ciro
Marcello De Santis
2489 battute

 
  Un fumo denso rende l’aria irrespirabile… donne vanno inebetite per la via principale del paese, mani al cielo scuro di morte. Le case sono montagne di macerie, da cui si levano lingue di fuoco, e rumori, nella sera incipiente, e polveroni che rendono le poche mura ancora in piedi, braccia di fantasmi…
  Ciro porta a spasso i suoi sette anni, la testa sotto un elmetto militare con una stella stampata sul davanti, più grosso della sua testa; lo ha tolto a un soldato con la faccia nella terra, forse un ufficiale… Un ciuffo di capelli neri sulla fronte mentre stringe tra le mani un pezzo di legno bruciacchiato.
  Avanza lento sulle macerie e rovista col bastone in cerca di chissà cosa… ha calzoni corti grandi per lui, tenuti su da una corda, che gli fa da cinta, e una canottiera sporca e stracciata in più punti; dagli esagerati vecchi scarponi escono stinchi privi di polpacci…
  Scava, si piega ad aiutarsi con le mani, si rialza e si mette in tasca qualcosa, forse una trottola di legno; o un cucchiaio, chissà… poi raccoglie una cornice dal vetro rotto che contiene intatta la foto di un bimbo cicciottello, nudo, sulla pancia, a testa alta ridente al fotografo. E riprende il vagabondaggio tra urla di dolore di qualche madre, tra uomini, giovani e anziani, che scavano.
  Una donnetta segaligna, con le mani tra i capelli corre per la strada gridando un nome, ripetendo un nome, solo quel nome, solo quel nome… e non ha risposta…
  Ciro, incurante di tutto, infila con forza il legno dentro una fessura, ha notato o ha intuito qualcosa; e fa leva per vedere che cosa c’è, là sotto… rimane a fissare una piccola mano, bluastra di morte “giovane”, che stringe una lattina contorta… un braccino nudo spinge la mano verso il suo sguardo… si nota appena, nello scuro di quel buco…
  … lo scugnizzo dall’elmetto ufficiale, spinge più a fondo il bastone nella breve apertura, e fa leva… s’accuccia, s’allunga sui sassi, e strappa il barattolo alla mano senza vita, aprendogli le dita delicatamente… si rialza e si lascia scivolare sulla stra-da…
  … due soli passi, raccoglie una pietra appuntita, batte sulla lattina di alluminio contorta, appoggiandola a terra; ne ottiene un’apertura, e ne fa uscire la “polvere di latte”, roba americana, che lui ha rubato altre volte ai soldati accampati più avanti, che scarica a tratti sull’altra mano chiusa a conca, e se la porta avidamente alla boc-ca, gustandone il sapore che si scioglie tra la lingua arida e il palato.

  E riprende ad andare…