Inferno al tramonto Oltre il sibilo rabbioso del vento, il silenzio regnava ovunque; anche nelle stanze dei due avversari, che attendevano trepidanti l’ultimo rigurgito del sole. Vlad e George agognavano ansiosi il momento più bello, quando il sangue del cielo si fonde con quello della terra. Osservavano rapiti le immagini desolate sui monitor; la quiete prima della tempesta. Avevano preparato con cura le rispettive strategie. Vlad s’era affidato alla squadriglia dei suoi temibili mitragliatori; dopo il bombardamento delle linee nemiche, sarebbero stati loro l’asso nella manica. George contava sulla velocità degli incursori e sulla manovra d’accerchiamento provata e riprovata. Appena il cielo si colorò di viola, il silenzio passò la mano alle armi; case e piazzale s’accesero come nemmeno la luce di mille soli avrebbe potuto fare. Le esplosioni si susseguirono a lungo, il piazzale divenne un gigantesco concerto di musica monocorde. Poi calò il silenzio, solo pochi istanti di finta quiete. Al via degli ufficiali, i soldati uscirono dai ripari e sciamarono sulla piazza intrisa di polvere e fumo, affrontandosi nello scontro finale. Urla di rabbia, morte e terrore. Dopo, giunse la fine.
Vlad e George uscirono dai loro rifugi per contare i caduti; il naso coperto da un fazzoletto, scavalcarono centinaia di carcasse di pelle artificiale, scoppiettanti di verde, blu e rosso nei punti in cui il fuoco aveva colpito. |