Oro alla Patria
Un prestito mai risarcito
Margia 42
2418 battute

 
In cambio della “fede nuziale”: l’unico tesoro posseduto dalla mia nonna, il Governo fascista le ha dato un anellino di alluminio.
Era da poco finita la seconda, tremenda, guerra mondiale e gli echi ed i sapori del grande conflitto aleggiavano ancora sinistri sulla Marca Trevigiana. D’intorno dominava, impenetrata e sorda, la più nera miseria. Si magiava poco e malissimo: un uovo di oca con l’aceto ed un pugno di polenta; ci si vestiva con abiti rivoltati e si portavano calosce con il puntale in ferro, non si giocava, impossibile divertirsi. Fu così che io, durante una delle solite interminabili e noiosissime serate brumose e pigre di metà dicembre, feci l’indimenticabile scoperta. Mentre la mia amatissima nonnina Ester lavorare di ago e filo e, accanto al caminetto scoppiettante, s’ingegnava nel tentativo di rammendare i miei calzini devastati nell’ultima animata partitella di calcio, ingaggiata con i coetanei sulla piazza del paese con la solita palla fatta di stracci ed elastici tratti da una cameradaria di biciletta dismessa, io mi dilettavo a rovistare nella scatola dei bottoni. Un modo come un altro per passare il tempo in casa di sera, prima di cadere dal sonno. D’altronde, per noi fanciulli, niente giocattoli, nessun passatempo né libri o fumetti. Niente di niente. Mancava tutto e, praticamente, ogni cosa acquistava valore. Fu, quindi, per me motivo di enorme sorpresa, scovare quell’anellino di bianco metallo, anche se tutto rintorcinato, a far capolino tra ditali, bottoni e madreperle. Trionfante l’ho afferrato e, porgendolo con gaudio infantile alla nonna, ho riso di gioia, dicendogli: << Guarda nonna cosa ho trovato >>. E lei, che ben conosceva la consistenza del suo “patrimonio”, senza sollevar occhio dal proprio tramare ma convinta di impartirmi la lezione che tutt’ora mi assilla, sentenziò: << E’ la mia “Fede nuziale”! O meglio, ciò che la Patria mi ha dato in sua vece. Ho ricevuto questo anellino di vil metallo allorquando ho “spontaneamente” consegnato all’esattore del Duce, il mio “ORO”. Il mio unico valore. Dato - era scritto nel proclama - in prestito alla Patria per…“vincere la guerra”! E pensare che la mia “fede”, che tuo nonno Menico mi aveva orgogliosamente infilato al dito nel giorno del nostro solenne matrimonio, gli era costata i sacrifici ed i risparmi di una vita.... trent’anni di stenti, sacrifici e rinunce >>. Un “prestito“? Mai più risarcito.