Oggi è un giorno speciale per me
Stefano Settantuno
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Oggi è un giorno speciale per me, questo ragazzo di 35 anni che si chiama Pietro ha deciso di riportarmi là sopra. L’ho sentito parlare con altri, dice che quello è il mio posto, che devo tornare e restarci, che non avrebbe dovuto portarmi via dal luogo della “nostra storia”. Che sorpresa qualcuno si ricorda ancora di me, sono stata per 64 anni lassù, ad ascoltare il silenzio, finché proprio questo ragazzo, ancora bambino, mi ha portato a valle e mi ha conservata lontano dai freddi inverni dei duemila metri, tanti inverni quanti ne servono ad un bambino per diventare uomo.
Il mio primo anno di vita è stato molto confuso e pieno di accadimenti, forse ero troppo giovane per capire tutto, c’era molto baccano ed eravamo in molte, moltissime poi gli anni a venire siamo rimaste immobili, silenziose, dimenticate, poi io sono stata trasferita a valle. Ora stiamo salendo ancora quella strada fatta di gallerie da arrampicare a piedi, ricordo quando sono salita la prima volta, ricordo la fatica di tutti quei contadini vestiti di verde-grigio , le preghiere, le bestemmie, i pianti e le poche risa.
Ecco, il monte Pasubio, è qui che sono nata(come sono ora), certo in qualcosa è cambiato, ma mi sento a casa, ci sono restata talmente a lungo che mai sarà tanto diverso. È lassù, sul dente austriaco che sono nata, era una notte, ricordo l’obice da montagna che gettò me e mia madre ad una velocità pazzesca, poi il parto, penso di aver fatto il mio dovere, perché ho rotto la fronte ad uno di quei contadini tradotti in altura, dove non c’è un filo d’acqua se non quella piovana e dove la zappa si spezza contro le rocce.
Ricordo che era il 1917, il “soldato” così si chiamavano quelli che stavano su questo monte, credo fosse austriaco, per me erano tutti uguali questi “soldati”, italiani, austriaci, tutti perdenti, tutti eroi.
Riconosco questo vento che mi accarezza nuovamente, questi suoni silenziosi, questa luce così bella e queste nuvole basse e ballerine, sento ancora la carezza dei sassi che mi stanno al fianco e il solletico dei fili d’erba, niente di tutto questo si poteva percepire in quel mio primo anno di confusione e sangue e che strana sensazione il bacio che questo contadino di città mi dà prima di posarmi sul mio monte.
Che strano legame può nascere tra un uomo che vuole ricordare ed una scheggia di granata, testimone di storie di uomini divisi da bandiere ma uniti nel destino e nella sofferenza.