L'appartamento
Elena Bastet
2492 battute

 
Ricordava che qualcuno che l’aveva aggredita di fronte alla porta di casa. Da allora aveva paura, ma continuava a stare lì con il suo gatto.
Usciva tutte le mattine per andare a lavorare, poi faceva la spesa e alla sera stava a casa. Strano, non aveva più sentito nessuno.
Quella sera indugiò davanti alla porta. Sentiva qualcosa di strano.
Si voltò ed in fondo al corridoio che portava verso le soffitte vide qualcosa… nebbia in casa e figure che avanzavano.
Con terrore, ricordando qualcosa di più di quel giorno, un braccio che la teneva ferma, una voce che la insultava e poi dolore, aprì la porta e la richiuse. Ma anche in casa qualcosa non andava.
Era come un canale televisivo che si riceve male, le sembrava di vedere tutto come se due immagini si sovrapponessero. L’unica cosa fissa era il suo gatto, che veniva incontro a farle le fusa.
Vide comparire in cucina un’altra donna.
Girò per casa: dietro e sopra ai suoi mobili, ne vedeva altri. E poi c’era la nebbia che saliva anche nel suo appartamento. E le ombre.
Il gatto le saltò in braccio e la guardò in modo enigmatico.
Vide la donna che entrava in camera sua, sbuffando:
“Lo sapevo che avevo dimenticato qualcosa! Il cous cous per domani!”
Dimenticato… Anche lei aveva dimenticato le mele quella sera, per la torta da portare a casa di Paola.
Quella sera famosa… Andò verso la porta, c’era una cosa che doveva fare, prima di prendere dalla biblioteca un libro e attaccare un cd.
Si mise vicino alla porta, terrorizzata dalla nebbia e dalle ombre, ma sapeva che doveva farlo. Il suo gatto le si mise vicino, per farle coraggio.
Un urlo risuonò nel corridoio, come allora. Uscì dalla porta chiusa…
La ragazza aveva addosso qualcuno, qualcuno che la insultava e minacciava.
Qualcuno che la vide e strabuzzò gli occhi. Si alzò terrozzato e fuggì, inseguito da lei, fino a buttarsi nella tromba delle scale.
Lei tornò indietro. La ragazza era scossa ma salva. Per un attimo la guardò e poi compose un numero sul cellulare, quello che lei non era riuscita a fare.
Lei si girò: c’era la nebbia e c’erano le figure, ma ora non facevano più paura. Genitori, nonni e i gatti passati la stavano aspettando. Aveva finito il suo compito.
Chiara Benni aveva affittato l’appartamento fuori dal quale due anni prima era stata uccisa la precedente inquilina. Aveva recuperato il suo gatto dalle soffitte e tenuto i suoi libri e la sua musica. Aveva sentito che c’era. Ora sapeva perché era stata con lei. Mormorò un grazie alla nebbia che si stava dissolvendo.