Appena un giorno
Fiorenza Flamigni
2476 battute

 
Fra poco sarà buio, ma Claudia si attarda sul marciapiede ancora tiepido.
- Bambina...
Si gira di scatto e ha paura di quell’essere scuro che le alita sul collo. Ha un aspetto mostruoso, ricoperto com’è da una fitta peluria e con un muso piatto. La bocca è un’apertura larga che si apre e sbava nell’intento di mangiarla.
 Claudia urla, come non ha mai urlato, scappa e comincia a salire i gradini che portano in casa. Crede di correre, ma non è così, la sua gamba storpia non glielo permette.
Lo sente dietro di sé, vicinissimo.
- Ti ho presa - sibila. Un artiglio l’afferra e lei si ferma, paralizzata dalla paura, col cuore che pare scoppiarle dentro e i  battiti convulsi a rimbombare  in ogni dove. Poi sviene.
Quando si sveglia non sa dove si trova, attorno a lei tenebre e odore di carne putrescente, e un’unica finestra, in alto, con una grata che inquadra un pezzo di cielo stellato, a piccoli scacchi azzurri. Si limita a guardare il cielo notturno, l’odore nauseabondo è insopportabile, conati di vomito, dolori addominali, viscere contratte.
Poi si assopisce, ancora. Quando il sole si accende come una lampada, illuminando bene la stanza, il suo cuore ha un battito violento. Una gamba imputridita pencola da un uncino metallico appeso alla catena che fuoriesce dalle travi  annerite del soffitto, e piccoli vermi giallognoli e pelosi si arrampicano ondeggiando sulle rosse striature dei muscoli in decomposizione.
Lei è legata, i polsi stretti e doloranti, le mani informicolite e una gamba imbrattata di feci liquide e scure. Le mosche le ronzano attorno e si posano a turno sulla sbobba vischiosa che le cola dal sesso.
È nuda e ha freddo. E  paura. Il terrore lo sente strisciare come un’anguilla, tuffata viva nell’acqua bollente.
Il mostro non c’è, ne sente il respiro. È cupo, è un rantolo che viene da dietro la porta.
Mentre  vomita, la testa piegata in avanti, lui entra e la tocca. Il pelo fitto, la bocca allargata, la lingua gonfia che graffia e lusinga il suo sesso.
- Morirai, bambina, ma prima ti faccio godere.
Le stacca la vulva, a morsi. È feroce e spietato. Sente la vita sfuggirle dal petto, poi vede una creatura.
Diafana. Eterea.
Le libera i polsi. Se la attacca al collo, ormai priva di forze. Per sua fortuna le tiene le mani, così non scivola.
- Per  quanto tempo sono stata là dentro?
Ha una voce flebile, ma non soffre.
L’Angelo dispiega le ali e si prepara a volare.
- Appena un giorno... –– le dice.
- Un giorno, - ripete Claudia - un giorno...