Assalto frontale
Graziano Lanzidei
2386 battute

 
Chiudo le labbra con ago e filo. Guardo la mia immagine riflessa allo specchio. Il sangue ha reso la mia bocca la maschera di un pagliaccio, contratta in un bacio infinito. Oggi è il grande giorno. Apro l'acqua del rubinetto. Nel lavandino un misto di sangue e sporcizia. Mi lavo il viso. Apro l'armadietto e tiro fuori il cicatrizzante per metterlo sui punti. L’incontro dovrà avvenire nel pieno controllo delle mie e delle loro facoltà mentali. Vado verso la cucina e guardo, per l'ultima volta, i resti dell’ultimo pasto umano. Pulisco. Finisco il vino bianco versandolo dentro il lavandino. Al naso sale l'ultima zaffata di quell'odore fruttato e alcolico. Controllo l'orologio. Le 17.30. Alle 18.03 tramonterà il sole. Pochi minuti dopo, credo, tenteranno di entrare. Questa volta troveranno la porta aperta. La bocca fa ancora male. Controllo che i punti di sutura reggano. Passo le dita sulla ferita. Non c'è una goccia di sangue. Mi sento debole. Avrei voglia di fumare ma non posso. Il cuore inizia a battere velocemente. Accendo una sigaretta, lascio che si consumi nel posacenere perchè nell'aria si diffonda il fumo. Mi siedo sulla poltrona, solo dopo aver acceso lo stereo e messo l'Ave Maria di Gounod in una versione sentita anni prima in un film. Chiudo gli occhi.
 
Dopo qualche minuto mi sveglia il rumore dei loro passi in giardino. Stringo tra le dita il cuscino sul quale sono seduto. Le nocche delle mani diventano bianche. Sento il sapore ferroso del sangue sulla lingua. Loro l’hanno già avvertito. Inizio a tremare. Tirano pugni sulla porta. Qualcuno riesce a entrare. Avverto l'odore di carne in putrefazione. Vorrei vomitare ma non posso. Respiro. Uno entra nel salone. Si guarda intorno. Mi vede e sorride. E' Timoteo. Il primo ad essere diventato un vampiro. Il capostipite di quella razza bastarda che ho cercato di annientare. "Cedono tutti al fascino del sangue" dice ridendo.
Lo osservo mentre si avvicina a passi lenti e cadenzati. Mette una mano sotto il mento, scopre il collo. L'ultima cosa che vedo è la sua bocca spalancata che si avvicina alla mia giugulare. Una fitta e una sensazione di calore. Un odore dolce e ferroso mi invade le narici. E poi solo il gorgogliare degli altri che iniziano a bere. Non sento più nulla. Chiudo gli occhi. Quando li riaprirò sarò uno di loro. Il crocifisso che ho tenuto stretto tra i denti non è servito a nulla.