La bestia
Patrizia Birtolo
2500 battute

 
Arriviamo e il ragazzo è ancora vivo. Rantola in braccio alla madre. Pietà di Michelangelo, versione metropolitana. È passato un graffitaro isterico: li ha cosparsi di vernice rossa a secchiate. Lei vorrebbe 100 mani per tappare ogni ferita, poi i soccorsi…Muore in ospedale. A 17 anni, Dio. In casa, al momento del…Solo loro. La stanza…Cos’avrei dato per un tagliacarte schifoso, o qualsiasi cosa per inchiodare chiunque. NO: un’orrenda voragine nel materasso. Immonda bocca sdentata, ghignante. Lo squarcio ti inghiottirebbe come l’orlo di un precipizio. Intorno, sangue. La scia fino alla porta. Né coltellate nè tagli. Unghiate, dice l’autopsia. Conciato come dopo una lotta coi leoni del circo. Porto via tutto il possibile, e spunta…Già. Insolito per un maschio. Ma la madre: amava scrivere…Il primo della classe…Insomma, il diario. Dunque, 6 marzo: Continuo a sognare quella cosa, mi sento seguito, mi volto: niente. Vado ancora avanti, mi rigiro: la Bestia è spuntata fuori, mi insegue…Poi, il 10: Ancora, stanotte. La Bestia mi incalza, io scappo, ma le gambe si fanno pesanti…Stavolta non ce la faccio, penso. Ecco, mi ha preso, mi è sopra…Mi salva all’ultimo momento il suono della sveglia. E il 20, sera prima della morte: Sento che la Bestia diventa sempre più forte, io sempre più debole. Sono stanco. Per quanto ancora riuscirò a sfuggirle? Ho paura. Sfoglio per l’ennesima volta queste pagine, i genitori sono qui. Chiamati da me, qualcosa deve saltare fuori. Mentre lui si torce le mani, di continuo, esordisco: “Tutto, signori. Tutto: quella mattina, la sera prima, i giorni precedenti, il mese scorso. Tutto, tutto, tutto…”. Brusco: al solito. Più di quanto vorrei, o serva. Lei smarrita, flebile:“Ma Commissario, ho già detto…Cos’altro…Proprio un giorno qualunque. Stavo per chiamarlo a colazione, va via la luce. Vado verso la sua stanza, un…Trambusto…Urla disumane…Mentre apro la porta, torna la luce. C’era Carlo. Aggrappato alla maniglia. Mio figlio che strisciava in un mare di sangue…”. No, accidenti. Non farmi sentire come se…Continuo: “Sì. Ora. Noi siamo lì alle 7.40. Tardi per…Alle superiori cominciano alle 8, no?” Finalmente, agghiacciante, inconsapevole, il padre: ”Lunedì c’era assemblea, saltavano la prima ora. Carlo voleva alzarsi a ripassare. Però era così affaticato, ultimamente. La sera prima punto la sveglia, un po’ più tardi perché…Dormire un po’ di più gli farà bene, mi dico. Ma questo…Che c’entra? Vogliamo capire…Ma che è successo a nostro figlio?”.