Il cattivo camerlengo
Renzo Brollo
2099 battute

“E’ andato” disse il camerlengo.
“Siamo sicuri?” rispose il medico piegandosi sulla figura stesa.
“Ho provato a solleticargli la pianta del piede. Non lo sopportava, ora non s’è nemmeno mosso.”
“Sul serio? Allora è schiattato, amen.”
“Eh? Ah, sì come no, amen…amen.”
Si allontanarono dal letto e si sedettero al Suo tavolo personale.
“Dici che possiamo?” disse il dottore.
“E chi ci vede?” fece il camerlengo, stappando una bottiglia di vino bianco.
Una folata di vento gelido entrò dalla finestra, superando la barriera delle grosse tende. La folla rumoreggiava in basso, avendo affollato la piazza già da diversi giorni.
“Sarebbe il caso di avvisarli” disse il medico.
“Ancora no” rispose il camerlengo. “Prima voglio vedere una cosa.” Aprì un cassetto e lo richiuse.
“Qui non c’è.” Disse.
“Che cosa?”
“Aspetta e vedrai.” Il camerlengo continuò a cercare, aprì tutti i cassetti e sul fondo dell’ultimo trovò una busta chiusa da un punto di ceralacca.
“Che è?” chiese il dottore.
“Il Suo testamento ufficioso. Roba che scotta, voglio solo dargli un’occhiata.” Al camerlengo brillavano gli occhi. Staccò il tappo rosso acceso e lesse ad alta voce il foglio manoscritto.
“Voi due, camerlengo e dottore, che state sbirciando tra le mie carte mentre di sicuro sono ancora steso sul tavolo come un tonno al mercato del pesce, sappiate che ho dato disposizioni alle guardie svizzere di circondare gli appartamenti papali e chiudervi dentro. Poi daranno fuoco alle stanze. Questo per insegnarvi che non sta bene fare certe cose. Pace e bene (per quel che vi resta).”
 
“Siamo fregati” disse il camerlengo e la serratura scattò, mentre la chiave veniva tolta dall’esterno. Il puzzo di legno misto a vernice bruciata invase le stanze in meno di tre secondi. I due bazzicarono per le stanze piene di fumo come uccelli chiusi in trappola, sbattendo contro i muri, cappottando e rialzandosi senza sapere dove andare.
 
Dalla piazza si levò un grido di gaudio, i sampietrini vibrarono dall’emozione, perché il fumo che usciva dalle finestre papali era bianco candido.
“Abemus Papam” gridò qualcuno e le campane suonarono a festa.