C'era
Maria Galella
2448 battute

     La locandiera lasciò la chiave sulla vecchia scrivania addossata alla parete e uscì richiudendo con forza la porta. Lui si guardò attorno, come a cercare qualcosa di familiare. Nulla. Pochi mobili segnati dall’usura delle stagioni, dal passaggio silenzioso di occasionali clienti. Eppure doveva esserci. Da qualche parte. Una traccia della presenza di lei.
La padrona della locanda glielo aveva confermato. Era passata di lì, appena qualche giorno prima. Aveva preso proprio quella stanza per la notte. L’aveva accompagnata ella stessa in camera, esattamente come aveva appena fatto con lui.
E poi era sparita. Nel nulla. E al mattino non c’era più traccia di lei.
Alla debole luce del lume continuava a percorrere i muri con lo sguardo inquieto, percepiva la desolazione delle pareti nude e scrostate, ne sentiva l’umidità fin dentro le ossa. Si avvicinò alla finestra. La sera cadeva come un drappo violaceo sullo scenario irreale di aperte desolate contrade di campagna, dove gli olivi secolari contorcevano come dannati i loro rami rinsecchiti.
Rabbrividì. Andò ad aprire le ante del vecchio armadio, il cassetto del comodino, dello scrittoio mangiato dal tarlo, alla ricerca di un segno rivelatore. Nulla. Come se non fosse mai esistita.
Un fruscio sordo, ignoto, percorse i muri della stanza, fece vibrare la finestra. Diventò un rumore stridulo, quasi un graffiare di unghie sul vetro.
E poi ancora quel brivido freddo sotto la pelle. C’è qualcuno, si disse.
Sì c’è qualcuno. Dove. Nei muri, forse. Qualcuno che mi sta spiando.
Nessuno. Eppure la sensazione era forte, era quasi violenta. I muri attorno a lui ancora bisbigliavano parole che non comprendeva.
Chi c’è, quasi urlò. Bisbigliavano senza rispondergli.
Dove sei, fatti vedere.
Fuori. Forse dentro il crepuscolo. Guardò verso la finestra, ancora, e finalmente la vide.
Era lei, oppure soltanto il suo simulacro impresso sul vetro. Distingueva il contorno affilato del volto, gli occhi neri sbarrati. Le sue unghie grattavano disperatamente sul vetro. Aprimi, pareva gridare la sua rossa bocca spalancata. Fammi entrare ti prego, apri la finestra.
Sentì il freddo su per la schiena, un sussulto dentro lo stomaco. Un curioso bagliore riverberò dentro quegli occhi di vetro, su bianchi aguzzi denti che il ghigno della sua bocca lasciava intravedere. Era lì. Era lei. Lei o chissà che cosa, non importava.
Adesso sì, bisbigliò appena muovendosi in quella direzione. Adesso vengo ad aprirti.