Eucarestia
Vinicio De Marchis e Massimiliano Lanzidei
1846 battute

Sabatino lo chiamano “gliu Porcu” fin dalla prima elementare, per quello scherzo di natura che si porta appresso come volto, e per la porcilaia di suo padre subito fuori Roccasanta.
Dalla scuola i genitori l’hanno levato appena hanno potuto, e Sabatino tra i suini ha imparato a starci comodo, da allora è sempre stato “gliu Porcu” o “lo scemo dei maiali”.
Lavora tutto il giorno in porcilaia e l’unica sua distrazione è prendersi cura del suo allevamento selezionato che tiene in un recinto a parte.
A volte dà una mano al becchino, così la gente del paese può scegliere se deriderlo come “gliu Porcu” o come “cassamortaro”. In caso di bisogno sistema i corpi, li lava, li veste e aspetta che tutti i parenti se ne siano andati per chiudere la cassa. Spesso qualcuno prova a lasciargli una mancia, ma Sabatino non ne vuole sapere.
Quando non c’è più nessuno in giro, toglie la salma dalla bara, la riempie di mattoni e la sigilla con cura.
Il cadavere – uomo, donna, vecchio o bambino che sia – lo porta alla sua baracca dietro il recinto privato e lo mette nel surgelatore. Quando il corpo è ben congelato lo trancia con la sega circolare che usa per la legna, poi ne usa i pezzi per integrare il mangime che compra al consorzio.
Il giorno dopo è sempre presente ai funerali per non perdersi lo spettacolo del dolore dei familiari davanti alle tombe vuote.
Una volta all’anno macella uno dei suoi maiali, uno di quelli allevati con la sua dieta particolare, e prepara salsicce, prosciutti e lonze che mette a stagionare.
A maggio, per la festa del patrono, nella bancarella del padre, Sabatino ha una postazione riservata da cui far assaggiare le prelibatezze della sua produzione speciale.
I paesani fanno la fila per la degustazione, e a volte qualcuno mette mano al portafoglio, ma “gliu Porcu” fa cenno di no, sorride a tutti e non si fa mai pagare.