New York
Marco Cartello
1956 battute

New York è una città difficile.
I grattacieli sono alti, le strade sono larghe, la metropolitana è buia e puzza, ma la cosa più difficile è la gente.
Le persone a New York sono diverse. Parlano una lingua tutta loro che non è inglese non è ispanico ne portoricano: è una lingua difficile.
Io ci sono finito per caso e non avrei avuto nessuna intenzione di rimanerci, perché come ho già detto è una città difficile, ma il mio mestiere mi costringe spesso a fermarmi in luoghi come questo.
Due giorni fa, davanti a un McDonald un ragazzino mentre masticava un Cheeseburger è stato investito da un’automobile. Lui avrà avuto circa sedici anni , l’auto è schizzata sul marciapiedi e ha schiacciato la fragile testa del ragazzino contro un idrante come fosse un maturo acino d’uva rossa. Il sangue era dappertutto. Ho dovuto prima lavare e poi lucidare i miei stivali di cuoi nuovi.
Ieri un grosso Pit-bull ha azzannato la mano del suo padrone, gli ha masticato quattro dita, gli si è avventato sul viso riducendolo a una poltiglia sanguinolenta e per finire il pasto gli ha strappato i genitali lasciandone solo brandelli molli e rossi. Dopodichè il cane è scappato e adesso è ancora libero; io lo so perché oggi l’ho visto, mi si è avvicinato gli ho fatto una carezza e gli ho indicato il Central Park dalla parte dove giocano i bambini.
Oggi non è successo altro, tralasciando la solita routine degli incidenti domestici: tre casalinghe dalle dita amputate dal coltello elettrico, due anziani con il bacino fratturato destinati all’immobilità a vita, una donna uccisa dal phon caduto nella vasca piena d’acqua e il marito accusato d’omicidio rinchiuso in carcere e picchiato brutalmente dalla forza pubblica.
Comunque New York è e rimane una città difficile, anche per chi fa il mio mestiere, ma non voglio perdermi d’animo, infatti per domani ho organizzato qualcosa di veramente speciale.
Perché domani?
Perché domani è l’undici settembre ed è il mio compleanno.