Occhio per occhio
Francesca Campanozzi
1678 battute

Perdonami Dio perché ho peccato.
Adam socchiuse gli occhi davanti al Libro, quella sera le parole del suo dio erano come zampe di insetti che si contorcevano sulla carta ingiallita, non riusciva a concentrarsi sulle Scritture per più di un minuto senza che la vista gli si appannasse e l’inchiostro nero si sciogliesse in macchie vibranti e senza senso.
Che sembravano fatte di sangue.
Con la gola serrata per la tensione Adam abbandonò il Libro sulle ginocchia e fece vagare lo sguardo sulla parete davanti a sé, senza vederla.
Il cuore gli martellava nel petto.
Attendeva la punizione divina che, lo sapeva, si sarebbe abbattuta su di lui impietosa e devastante. Perché il suo dio era il dio giusto e terribile della Bibbia e dispiacere a quel dio significava solo incorrere nella sua ira.
Occhio per occhio, dente per dente.
La legge del taglione.
E lui aveva rubato.
Adam pianse, la colpa gli stava levando la dignità.
Per un attimo sperò che il Padre lo perdonasse e chiuse gli occhi. Ma qualche minuto dopo uno strano ronzio sopra la sua testa glieli fece spalancare nuovamente sul soffitto.
Adam trattenne il fiato.
Una nebbia biancastra si stava formando sopra il letto.
Non era possibile.
Adam si irrigidì.
Perdonami Dio perché ho peccato.
La nebbia vorticava, dapprima lentamente, poi con velocità sempre maggiore e sembrava divenire più fitta, spessa, pesante. Adam non riusciva a muoversi, il terrore lo inchiodava al letto, poteva solo mormorare il suo mantra in un bisbiglio roco poiché anche la voce, come le forze, lo abbandonava.
Urlò quando la pioggia di mani mozzate gli cadde sul letto, ricoprendolo e inzuppandolo di sangue, e su di lui, soffocandolo nella loro stretta.