Quelle piccole soddisfazioni
Naiima
2500 battute

Siamo pochi sfigati ad avere il dono, pochi individui al mondo. E vi assicuro: è davvero una gran sfiga! Non ho nemmeno il tempo di pensare che sono stressato da tutto questo. Svegliarsi ad orari impossibili, spesso non dormire affatto per diverse notti, avere improvvise visioni su passato/presente/futuro di altri individui –il più delle volte si tratta di eventi tragici, violenti, orribili- incontrare/attraversare/essere attraversati da altre entità, rischiare ogni momento di sconfinare in dimensioni sconosciute, l’inevitabile confondersi di incubo e realtà, nulla che abbia a che fare con il mondo finora conosciuto, nulla che sia facile spiegare, l’impossibilità di avere una vita privata, una vita normale, obbligato a guardare sempre nell’abisso dell’ignoto.
Scoperto di aver il dono, offrii la mia collaborazione ai servizi segreti. In verità mi ci hanno costretto, non è stato certo per eroismo, non ho una personalità così altruista. Diciamo che al momento non ho più una personalità: non sono null’altro che un tramite per dar voce ai morti/ai mai nati/ai non-di-questo-mondo/ectoplasmi/energie cosmiche/entità negative/entità positive, esseri volubili, capricciosi (talvolta io stesso sono vittima dei loro capricci, dei loro dispetti, della loro ingenuità senza materia e senza tempo).
L’orrore che sperimento quasi ogni giorno mi perseguita anche quando il vero pericolo è terminato: sobbalzo ad ogni rumore inatteso; leggo segni in ogni cosa, anche in ciò che non ha alcun significato.
Ho cercato di dar tregua alla mia mente con la meditazione ma, non è così facile sottrarsi al dono, non si può chiudere la porta di comunicazione aperta tra me e “loro” quando si vuole. Eppure, non crederete mai quanto, mostri/creature dell’aldilà/coloro che vivono o sono imprigionati in altre dimensioni/sconosciute entità urlanti dagli abissi dell’orrore/ectoplasmi/apparizioni immonde/e Dio-solo-sa-che-altro, soffrano di solitudine. Hanno bisogno di noi. Hanno bisogno di me. Ed io mi sono assunto tacitamente, anche l’arduo compito di non urtare la loro suscettibilità durante le mie indagini, sebbene talvolta mi debba imporre di essere spietato: d’altronde è in questo mondo che mi pagano. Chi non sa quali inconvenienti il mio mestiere comporti mi considera una star. Mi paragonano ad un eroe dei fumetti. Un certo Dylan Dog: uno che non ha minimamente idea di cosa significhi indagare nell’incubo e che ha come collaboratore un clown. Mentre io sto impazzendo. Beh… ‘fanculo Dylan Dog!