Un tipo strano
Adriano Marchetti
2488 battute

Il funerale era finito da un pezzo. Nel cimitero restava solo il becchino, fermo accanto alla fossa da riempire. Pareva addormentato, o in attesa.
Era un tipo strano, così pensavano in paese. Se qualcuno lo avesse visto in quel momento, ne avrebbe avuto la conferma. Però era un tipo discreto e faceva bene il suo lavoro. Nessuno si era mai lamentato, tra i parenti dei defunti. E poi, si accontentava di poco.
Certo, poteva vestirsi un po’ meglio, parlare di più, farsi vedere in paese una volta ogni tanto. Ma erano dettagli. In fondo, a fare il becchino non ci va mica una persona normale, no? Così tutti chiudevano un occhio, quando non si faceva vedere ai funerali e sbucava fuori solo dopo che la gente se n’era andata. Anzi, meglio così: con quella faccia... Brutto come la paura! S’era scelto il lavoro adatto, poco ma sicuro. E poi se ne stava a spalare fino a tarda sera, come se niente fosse: di notte in un cimitero! Un tipo strano, per l’appunto. Meglio non farsi troppe domande. E poi, era economico.
 
Appoggiato alla vanga, il becchino osservava la bara, giù nella fossa. Era ancora presto, non gli piaceva lavorare a quell’ora. Faceva un caldo bestiale, lì in collina. Meglio al buio, con un po’ di fresco. Nessuno a rompere e nessun moccioso a spiarlo dal cancello, per fargli il verso.
Così, aspettava il tramonto, accanto alla terra da spalare. Era il suo lavoro e gli piaceva.
Farlo bene, però! Non era mica uno di quelli che pensavano solo ai soldi, lui! Nossignore. Un buon lavoro, pieno di soddisfazioni: ecco cosa voleva. E guardare una lapide lucida, dritta, con una bella erbetta davanti, era il massimo della gioia, per lui. Un tipo strano, ma in paese ormai lo avevano accettato. Niente domande, niente problemi.
Certo, si guadagnava poco. A volte c’era appena da riempirsi la pancia, quando per un po’ di tempo non moriva nessuno. In una grande città avrebbe avuto più lavoro, ma lì si trovava meglio. Era un posto fatto su misura per lui: poca gente, pochi fastidi. E nessuno che ficcava il naso nella sua vita privata. Sì, poteva dirsi soddisfatto. Si aggiustò il cappello in testa.
Il sole era tramontato da un pezzo, quando cominciò a darsi da fare. Si guardò attorno, tutto era deserto. Il buio gli piaceva, da sempre. Sospirò un’ultima volta, fissando la bara di legno. Com’è breve la vita umana! Un istante ed è già finita. E non resta che un mucchietto di carne marcia.
Filosofando ancora un poco, il ghoul si calò nella fossa. A pancia piena si lavora meglio.