La violoncellista
Rita Porretto
2461 battute

“La ragazza indossa un vestito scuro, lungo sino alle caviglie. Una corona di ferro con lame interne le cinge la testa che risulta inclinata di venti gradi circa, l’assassino le ha incollato i capelli alla sedia per cercare di tenergliela dritta. Gli occhi sono rivolti verso l’alto e presentano delle venature violacee che farebbero supporre a uno strangolamento, ma non vi sono segni visibili sul collo. Il vestito è stato fissato alla sedia con dei chiodi che non toccano la vittima. Sul corpo non sono presenti segni evidenti di violenza, probabilmente l’assassino ha drogato la ragazza per poter lavorare indisturbato. La mano sinistra è stata inchiodata al manico del violoncello, un chiodo sul polso, due sulle nocche. La mano destra è spezzata ed è poggiata sulla gamba, sul palmo aperto è stato incollato l’archetto. Entrambe le mani sono prive di unghia, l’assassino le ha strappate via con estrema cura, sostituendole con triangoli di vetro che ha conficcato nella carne. I piedi sono nudi e le dita sono state tranciate via di netto, tuttavia non ve n’è presenza nella stanza e non vi sono macchie evidenti di sangue sul pavimento, probabilmente è stato lavato via, la scientifica lo stabilirà.”. Dopo aver spento il registratore, l’ispettore Moore si china vicino al cadavere osservandolo dal basso verso l’alto “Cosa ti è successo?”, sussurra appena, quindi si rialza sgranchendosi le gambe, è stanco e si trova in quel posto dimenticato da Dio da troppe ore, sotto suo ordine i suoi agenti sono tornati alla centrale, voleva rimanere da solo.
“Aiutami”, l’uomo si ferma poi scoppia a ridere, è così andato che sente le voci, decisamente ha bisogno di una vacanza.“Ti prego, aiutami” un nuovo sussurro, quasi soffocato, seguito da un tonfo, Moore si gira d’istinto estraendo la pistola ma rimane a bocca aperta quando vede il violoncello a terra e la sedia vuota, della ragazza non c’è più traccia. “Ma che diavolo…”, l’uomo avanza per la stanza, cauto, puntando la pistola dritta avanti a sé. “Aiutami” stavolta è un grido disperato, proviene dal corridoio, l’ispettore esce dalla stanza ,“Dove sei?”. Passi sopra di lui, qualcuno è al piano di sopra. Moore percorre di fretta le scale, una porta poco lontano si chiude. L’uomo si muove rasente la parete ed entra nella stanza, una  candela illumina il volto della  violoncellista “Grazie”, gli sorride. Moore è impietrito, d’improvviso viene afferrato a una spalla “NO!”.
E’ la sua ultima parola.