Adieu sur l'Etang Bleu
Annalisa Rossi
1734 battute

 
Ci sono luoghi dove il tempo agonizza, l'aria ha l'odore indecifrabile del tufo e tutto si riposa, anche l'ombra.
Ci sono occhi che s'incrociano ai bivi di sottointese appartenenze e mani che si sfiorano attraverso parole di carta.
E poi ci sono strade con marciapiedi sempre troppo stretti per camminarci in due e treni che non arrivano.
Ti ho incontrato in una piazza, il cappotto abbandonato di lato, sulla panchina, mentre le lattine di birra stavano in terra e attorno, un pubblico tutto per te.
Era gennaio.
Camminavo portando la mia noia al guinzaglio, per meglio esibirla.
Te ne stavi lì vestito solo del tuo dolore, concentrato tutto nelle tue converse biancoluride.
Mi hai chiesto un sorriso e del fumo.
Adesso quel ricordo si fonde come cera accanto alla erre arrotata del tuo italiano a metà.
Sei rimasto con me fino a ieri. Con la tua musica e il tuo guardaroba énfant-terible.
Abbiamo condiviso le stanze, l'odore di un mare prepotente di schiuma invernale e un confine d'infinito.
Con amara delicatezza hai camminato a piedi scalzi sul mio cuore.
Sull' Etang Bleu adesso si raccolgono gabbiani luminosi a parlare di primavera al mio sguardo arenoso.
Sei migrato da uccello, con la bella stagione, perché la tua anima rincorre da sempre il ritmo sincopato di una inquietudine attenta.
Hai cercato con me esclamativi di desiderio e desideri svestiti d'amore.
Stasera si rattrappisce anche il mare e il molo si dissolve a metà tra sabbia e cielo, in questa nebbia distratta di marzo.
Come in un film di Carné dove tutto si risolve nel volto proletario e fraterno di un Jean Gabin.
Come il gatto del molo che stira le zampe contro la sera che avanza, aspettando una materna carezza di notte..
Alla fine non fa poi così male.