Indelebile
Matteo Polloni
2474 battute

Ho vagato per molto. L'affanno non è importante, la fatica è superflua, ciò che conta è che alla fine ti ho trovata. Non potevo più vivere senza di te.
Sono sceso sottoterra, ho attraversato un fiume nero, vagato tra le anime e convinto giudici incorruttibili, ma ora tu sei qui dietro di me. Continuo a suonare il mio strumento e le dolci note ci guidano verso la superficie; oramai manca poco.
Qualcosa non va, un pensiero improvviso e terribile mi assale: non mi basta stringerti la mano mentre tu mi segui, devo vedere i tuoi occhi, devo sapere se sei veramente tu o se sono stato ingannato.
Mi volto di scatto e scorgo il tuo dolce viso ma subito dai tuoi occhi scende una lacrima. Odo una risata, quale scellerata creatura, quale dio, si bea della tua infelicità? Ma non è rilevante, la verità è che ho ceduto e sono venuto meno al diabolico patto: ti ho guardata prima che uscissimo dalla caverna.
Già sento il tuo tocco etereo che scompare, già i tuoi lineamenti si fanno evanescenti, già i nostri cuori esplodono dal dolore. Potrai mai perdonarmi? Le tue labbra si muovono, ma non un suono esce; io posso solo sussurrare: «Senza di te sono niente».
Ormai è tardi, sono solo, al buio privo della tua luce; la presa sulla lira si apre e cade al suolo in pezzi.
Resto in ginocchio con il tuo ricordo: indelebile.
Mi alzò in piedi di scatto, urlo, prendo a pugni la parete della caverna. Non riesco a sentire il dolore. Inizio a correre indietro, verso le viscere della terra per cercarti nuovamente, ma le energie mi abbandonano, le gambe cedono, tento di strisciare, di spingermi a forza per il suolo pietroso lacerando vesti e carne e tutto si rivela inutile. Gli occhi si chiudono e sono inghiottito nell'oblio.
 
Mi sveglio, sono stanco, sudato, agitato. Annaspo tra le coperte bianche, smarrito ed intimorito, ma alla fine avverto la tua presenza. Sei perfetta, il tuo respiro è morbido e pacato, dormi accanto a me, non ti ho mai perduta. La mente mi ha giocato un terribile scherzo.
Siamo insieme nella tranquillità della mia casa all'alba, con la polvere adagiata sui vasi di creta e sul mio strumento. Sono famoso per la musica, ma baratterei tutta la mia abilità per te. Non serve a niente incantare uomini e dei se tu non mi sei accanto.
A te, Euridice, io, Orfeo, dedico ogni mio respiro ed ogni mia nota.
Finché avrò forza in corpo, respiro nei polmoni e amore da donarti.
Finché gli dei non ci separino.
Finché la nostra storia non sarà mito e poi leggenda.
Per sempre.