L'amore non è mai un romanzo
Raffaella R. Ferré
2492 battute

L'altro ieri si è avvicinato, il cuoricino. Ha cercato punto d'incontro, ha usato il "tu", passami un foglio, (tu) passami la penna. Arriva in ufficio tutto profumato rasato, mi gira intorno facendo volare fogli, senza proferir verbo. Sembra tormentato da sogni e desideri ineluttabili.
Oh, non mi sono presentata. Mi chiamo Irene, ho...quarant'anni si, sono la nuova segretaria di Mario, il "mio" dottorino trentenne. Tra noi, come dire, un coup de foudre: quando mi sono presentata al colloquio e gli ho detto "sono pronta a darmi da fare", lui ha alzato gli occhi, mi ha guardato assai le cosce (bene, ottima scelta le calze contenitive), la minigonna. E poi, la bocca, il neo scuro di matita.
 Mi sono tutta appicciata, un fuoco, un fuoco.
Ma io, dico io -quella che parte in quarta, che non rispetta tempi che vuole tutto subito per sempre- sono stata zitta. Muta. Finalmente ho imparato. Finito il colloquio, ho atteso che mi richiamasse (martedì 12 ottobre, ore 11,43) e due settimane fa ho preso servizio. Stavo iniziando a congratularmi allo specchio, brava bene bis. Nonostante i lapilli e la musichetta nel mio petto, a battere i minuti che mi separano dalle dieciequindici, attimo magico della sua comparsata, fuori riuscivo a mantenere un contegno che manco Madame de Renal nelle prime centoventi pagine. La prudenza non è una mortificazione ma il continuo esercizio a prendere meglio la rincorsa; il salto l'avrei fatto, certo: lui avrebbe pagato il biglietto e io avrei dato vita ad uno show che manco la montagne russe di Gardaland.
L'altro ieri mi è sembrato che...Capite, io lo sento quando...Così, gli ho portato il caffè e le fotocopie ed ho ammiccato direttissima, strizzato l'occhietto sexy, omettendo parole come "incontro", "amore", "sogno", certa che sì, lui si sarebbe lisciato la guancia e mi avrebbe detto, prendendomi per le spalle ... Mi sono comportata da vera zoccola, diciamo la verità. Ho sbagliato, in passato, a stare a pensarci tanto: l' amore non è mai un romanzo ma sangue, carne. Lui, poi, è giovane e sarà intimidito, no? Come Francesco, come....Ed io sono una donna emancipata, io posso, ho diritto al sogno, no?
Mi ha preso per un polso, con piglio da professorino. Bacchetta alla mano, ha risposto alla mia formula di equilibrio tra metrica italiana e desideri proibiti: "Signora Irene - ha detto, gli occhi sulle mie tette, dio come mi batteva il cuore - la smetta con le spiritosaggini. E se vuole continuare a lavorare qui, si copra. Per favore".