Red eye flight
Angelo Benuzzi
2414 battute

 
Mi svegliai di colpo. A diecimila metri di altitudine, da qualche parte lungo la rotta tra Los Angeles e New York, e a giudicare dall'intorpidimento di gambe e braccia avevo dormito almeno due ore. Stavo facendo un sogno erotico stranissimo, pieno di cartelli segnaletici e vecchie fiamme dei tempi dell'high school quando qualcosa mi aveva richiamato dall'incoscienza.
Ero disteso nella confortevole poltrona di prima classe del volo Zero Airlines ZA 447 delle 21:10, un red eye flight che prendevo quattro volte al mese per spostarmi tra un ufficio e l'altro della maledetta multinazionale che mi paga, con la mia fedele mascherina sugli occhi e il plaid blu scuro della compagnia a coprirmi. Al decollo non c'era nessuno nel sedile a fianco del mio, l'intero aereo era mezzo vuoto.
Eppure qualcuno mi aveva svegliato. Mi sforzai di rimanere immobile e rilassato come durante un sonno profondo mentre cercavo di capire in che condizioni ero. O in che mani, per essere più preciso. Qualcuno aveva allungato un braccio sotto la coperta, mi aveva aperto i pantaloni, scostato quanto basta gli slip e mi stava accarezzando il cazzo. Con una tecnica notevole e buoni risultati. Ero del tutto eretto sotto il panno morbido e quella mano mi accarezzava con sempre più vigore. Ero del tutto confuso, del tutto indeciso su cosa fare. Essere masturbato in quel modo mi piaceva ma il non sapere chi lo stava facendo mi spaventava. Poi un pensiero mi colpì: al momento dell'orgasmo avrei sporcato tutto! Il potenziale imbarazzo e il tocco freddo della paura mi fecero irrigidire, stavo per muovermi anche a costo di rovinare tutto quando un'altra mano cominciò ad accarezzarmi il capo. Sotto quei due differenti contatti, entrambi inequivocabilmente femminili, mi rilassai e decisi in modo incosciente di lasciarmi andare, certo che lei avrebbe pensato a tutto. Nel mio piccolo mondo buio, lasciato solo al tatto e all'olfatto, arrivai qualche minuto dopo ad un orgasmo sorprendente per intensità. Passò qualche istante prima che capissi che un secondo prima della mia eiaculazione la mia sconosciuta benefattrice aveva appoggiato la punta del mio cazzo su una superficie fredda, forse un bicchiere.
Le stesse mani che mi avevano fatto godere rimisero a posto i miei vestiti, sentii la donna alzarsi dal sedile vicino al mio e allontanarsi con un sospiro. Non scostai la mascherina, non le chiesi nulla. Rimase solo il ricordo.