Caccia alla belva
Matteo Polloni
2353 battute

Sono prigioniero.
Un grande muro mi separa dal mondo esterno, dalle stelle, dalla gente, dal contatto umano e dal suono delle risate nelle calde sere d’estate.
Qui ci sono solo notte e silenzio, radure verdi e un grande vuoto in cui sono immerso. Improvviso un colpo parte, il suono si disperde nell’aria smorzato dallo spazio della valle. Vicino ai miei piedi la terra si muove per il proiettile che in un lampo vi si è conficcato.
Non ci sono ripari, ed anche se ci fossero non li userei, aumenterei solo l’agonia. Posso solo sperare in una buona mira. Uno ad uno faremo la stessa fine, c’è chi lotterà, chi ucciderà, chi piangerà. Io sto qui immobile sdraiato a fissare in alto la grande rete sottile e nera che mi impedisce di dare uno sguardo alle nubi prima della fine.
Respiro profondamente, poi chiudo gli occhi e sento pesanti passi che si avvicinano; si acquattano dietro qualche roccia nei dintorni e ricaricano i loro fucili. Non darò loro la soddisfazione di fuggire.
Piccole telecamere nascoste spiano avide di sangue e lotta; ma non farò divertire chi osserva bramoso di morte. Vogliono vedere il maestro di armi del pianeta ribelle esibirsi e poi morire come in uno show o in uno zoo. La folla, freme come in una antica arena. Sto fermo in silenzio.
Ad  un tratto avverto l’unico suono che ha il potere di farmi reagire.
Il pianto di un bambino, un urlo in lacrime: “padre…”; la morte che scende nel cuore e la furia che mi fa alzare di scatto. Questo è ciò che volete turpi uomini? L’oscenità della lotta, l’odore del sangue?
Afferrò la spada che ho trovato al mio risveglio in questo luogo, balzò tra le figure in penombra che tengono mio figlio e le trapasso senza che riescano a muoversi.
I manichini cadono vuoti e senza anima, da lontano si apre il fuoco e le gambe mi cedono. Hanno adescato la belva con l’inganno ed ora la sopprimono.
Spero solo un giorno di poter guardare il mio carnefice negli occhi, non per dolore, non per vendetta ma per capire il perché.
Non penso ci siano giustificazioni per questo “sport” che definiscono caccia all’uomo.
Non mi sono mai sentito lontano dal genere umano come ora.
Un ultimo colpo, un ultimo respiro straziato ed il sipario cala senza che veda chi ha voluto la mia fine. Le corde del violino dell’anima si schiantano ed ora non sono più qui.
Non mi sono mai sentito lontano dal genere umano come ora.